La protesta dei Maestri che non hanno la bacchetta magica
PoiLa Carica dei 100 & 1, questo il singolare titolo della iniziativa, si è ingrandita in poche settimane come in un crescendo rossiniano degno della Calunnia del Barbiere arricchendosi anche di contributi illustri. A darsi appuntamento ieri a Piazza SS Apostoli e poi, causa rischio pioggia, alla capiente Sala S. Cecilia dell'Auditorio Parco della musica erano almeno 800 musicisti di tutta Italia: strumentisti, coristi, ballerini, registi, scenografi, direttori d'orchestra, sarte teatrali, macchinisti e quant'altri impegnati nella produzione lirico-sinfonica. Punto di forte coesione l'opposizione alla legge 100 di Bondi che impedisce scriteriatamente a chi fa parte stabilmente di una istituzione musicale italiana di poter a tempo libero, ovvero al di fuori di impegni con l'ente datore di lavoro e con i necessari permessi artistici concessi in tal caso, di sostenere una attività artistica esterna. Si auspica anche la definizione del nuovo contratto di lavoro atteso dal 2003 e che non siano i lavoratori dello spettacolo a pagare i danni di gestioni scriteriate di sovrintendenti poco accorti (la legge prevede difatti decurtazioni agli stupendi dei lavoratori qualora non sia raggiunto il pareggio di bilancio). Alla iniziativa sorta in maniera autonoma e spontanea, ma con l'appoggio dei sindacati CGIL, CISL, UIL e FIOM, hanno dato il loro appoggio con una lettera firmata le più grandi bacchette italiane. Sir Antonio Pappano il primo a firmare e dietro a lui Claudio Abbado, Maurizio Pollini, Zubin Mehta, Daniel Baremboim e Daniele Gatti. « Trovo inconcepibile e innaturale – hanno scritto e controfirmato i maestri - che possa essere vietata ad un musicista la libera professione artistica. Non c'è logica in un divieto che non esiste in nessun Paese democratico, né in Europa né nel resto del mondo». E pregano il ministro di competenza «perché si possa dotare la musica di un contratto moderno che guarda ai migliori modelli europei e che possa ridare entusiasmo al settore». Insomma che Europa sia non solo per lo Spread. Non meno perentorio il giudizio di Gianluigi Gelmetti, a Torino per la Cenerentola di Anderman. «Nessuno va a vedere dove sono gli sprechi – dice il maestro romano – Far cadere sulle spalle dei lavoratori l'incuria di certi responsabili è una vergogna. Spero che il Ministro sappia individuare gli sprechi e di chi è la colpa. Noi tecnici li conosciamo e non sono certo i lavoratori». Una delegazione di musicisti ha chiesto di essere ricevuta dal Ministro dei Beni culturali Lorenzo Ornaghi in via del Collegio Romano. A scendere in piazza molti dei lavoratori dei 14 Enti lirici italiani che hanno democraticamente espresso il loro dissenso anche musicalmente con un programma ben congegnato sotto la direzione di Matteo Bettinelli: l'Alleluja di Haendel (lo stesso delle dimissioni di Berlusconi dinanzi a Palazzo Chigi), il Va pensiero del Nabucco, alcune pagine coreografiche del Lago dei cigni, il Coro alla gioia della Nona di Beethoven, il Dies irae dal Requiem di Mozart. Si richiede a gran voce una effettiva riforma, mentre le masse artistiche si rifiutano di pagare i danni provocati dai buchi di mala gestione di sovrintendenti malaccorti o incapaci. Il taglio degli integrativi a giugno, nel caso di mancati pareggi di bilancio, si abbatterebbe sui lavoratori come una mannaia che inciderebbe dal 40 al 60%. La (nuova) musica è servita.