La bacchetta magica di Muti per il Papa e Napolitano
Le luci magiche della Sala Paolo VI in Vaticano, dove ieri alle 18 ha avuto luogo il concerto offerto al papa Benedetto XVI dal Presidente Giorgio Napolitano per il suo settimo anno di pontificato, hanno contribuito all'atmosfera, magica anch'essa. Quando fra i colori di bronzo e di brace delle ramificate creature, attornianti il corpo del Cristo di Fazzini nel centro dell'Auditorium, è comparsa la bianca e tremula figura di Benedetto XVI, la commozione è giunta subito all'apice. Lo seguiva il Presidente Napolitano, che ha offerto al Papa il ‘concerto di maggio', avendo istituito così una tradizione assai cara al Santo Padre. Ed ha ricordato le sorti dell'Italia e del mondo, la cui cura accomuna entrambi, Pontefice e Presidente: plaudendo poi al concerto ‘italiano', per Muti, per gli esecutori, per i compositori Vivaldi e Verdi, e per i liutai di Cremona - del Comune, della Fondazione Stradivari e del Centro Musicologico Stauffer - che hanno inviato quattro stupendi strumenti ad arco per il concerto. Il parterre era delle grandi occasioni: accanto a Napolitano e signora Clio, c'erano il presidente del Consiglio Monti, il sindaco Alemanno, Gianni Letta e signora, Bruno Vespa, Rosi Bindi, i vertici del Teatro dell'Opera che ha contribuito con l'Orchestra e il Coro, diretto dal grande Roberto Gabbiani, alla riuscita del concerto: e accanto a Marina Ripa di Meana c'erano l'onnipresente stilista Balestra, ed anche lei, Carla Fracci col marito Beppe Menegatti, sempre presente a Roma nelle occasioni che contano. Il Maestro Muti ha intonato il Magnificat di Vivaldi, severo, squadrato, sacrale, che il grande contralto rossiniano Daniela Barcellona ha arricchito di squisite fioriture, indi lo «Stabat Mater» di Verdi, fra le sue ultime opere, in cui grande per finezze e nuances è stato il valore del Coro. Infine il «Te Deum» sempre di Verdi, nel meraviglioso suono ormai immateriale del Coro, fino all'ingresso, in finale, della voce purissima del soprano Rosa Feola (gloria dell'Opera Studio di S.Cecilia): a questo punto, ahimè, dal fondo si sino levati applausi fuori luogo, rovinando lo stupendo filato orchestrale in pianissimo. Stizzito e violento il gesto di Muti, che pure non si spazientisce ma, e che ha ripreso la direzione, di cui si era però rotto l'incanto. Grande certo il riconoscimento della platea e del Pontefice, che ha ricordato il prestito generoso degli strumenti antichi e l'impegno delle prime parti dell'Orchestra dell'Opera, offrendo al M°Muti un'onorificenza per il suo valorizzare la musica sacra. Tra le personalità che hanno salutato il Pontefice, Cristina Muti si è distinta per l'abito azzurro mare e il bacio (!) al Papa – elegantissime invece le cantanti in nero lungo – e taluni politici e giornalisti, accolti da qualche buato, soprattutto Bruno Vespa.Paola Pariset