di Carlo Antini Vederlo travestito da sexy casalinga che passa l'aspirapolvere sui tappeti di casa ci ha lasciato interdetti, ci ha stupito e ci ha fatto sorridere.
Masoprattutto fa sentire a tutti il dono più prezioso, la sua voce. Forse la più bella della storia del rock. Freddie Mercury istrione, artista, musicista, amico, amante, compagno di vita: il libro di Lesley-Ann Jones traccia la vita del leader dei Queen come non l'abbiamo mai visto. Fino ai momenti più intimi e alle amicizie più care. L'amore per i gatti, le feste a Ibiza nella casa di Roger Taylor, il rapporto privilegiato con Monaco e la Germania, l'infanzia e i lunghi tributi seguiti alla sua morte prematura nel 1991 per Aids. Freddie Mercury è stato uno dei più grandi frontman di tutti i tempi. Ma anche il più misterioso. Il suo genio musicale e la sua incomparabile creatività gli hanno fatto conquistare l'adorazione di milioni di fan, eppure pochi fino a oggi hanno potuto penetrare nel suo privato, conoscere le sue origini o addirittura incontrare l'uomo che lui stesso temeva di essere. In «I will rock you - Freddie Mercury, la biografia definitiva», Lesley-Ann Jones scandaglia il mito, sfrondando chiacchiere e pettegolezzi per portare alla luce la personalità di un individuo timido e affascinante, deciso a sperimentare ogni eccesso - compresi quelli che gli accorceranno drammaticamente la vita - pur di esprimersi. Quando gli altri si dedicavano alla disco music, i Queen sceglievano il rock sinfonico. Quando c'era già chi cedeva alle lusinghe dell'elettronica, la Regina preferiva non usare sintetizzatori. Mercury ha scritto canzoni che resteranno stampate per sempre nella storia del rock: «Bohemian Rhapsody», «Crazy Little Thing Called Love», «Don't Stop Me Now», «It's a Hard Life», «Killer Queen», «Love of My Life», «Play the Game», «Somebody to Love» e «We Are the Champions». Il testo della Jones ripercorre gli eventi fondamentali dell'esistenza del cantante, dai giorni in cui era solo Farrokh Bulsara, un giovane afro-indiano, alla consacrazione della rockstar Freddie Mercury. La nascita a Zanzibar, la solitudine del collegio in India e gli anni che rimasero sempre i più nascosti della sua esistenza. Tanto che perfino il suo primo addetto stampa, Tony Brainsby, fu costretto a confessare: «Era molto riservato sul suo passato. Non mi ha mai detto nemmeno il suo vero nome. Aveva la carnagione leggermente scura, un incrocio fra mediorientale e indiano, perciò non poteva nascondere le sue origini esotiche, o di avere almeno un genitore straniero. Forse voleva nasconderlo. Non per chissà quale oscuro motivo, né perché fosse razzista. Non se pensi a quanto venerasse Jimi Hendrix». Poi la fuga a Londra, il successo planetario della band e la tragica morte per Aids: nessun evento viene tralasciato nella ricerca della verità sulla persona e sull'artista. Un racconto documentato, avvincente e ricco di aneddoti che rivela la rigida educazione e i conseguenti sensi di colpa, da cui nacque la sessualità confusa che portò Freddie a legarsi profondamente sia a uomini che a donne. La passione divorante per la musica. Il tormento e l'euforia alla radice di canzoni rimaste nella storia. Il periodo cruciale in cui una spettacolare esibizione al Live Aid catapultò il gruppo di nuovo al centro della scena. Le foto del Live Aid del 1985 ci tuffano indietro nel tempo. In quel 13 luglio baciato dagli dei, sullo stesso palco stavano uno accanto all'altro George Michael e David Bowie, Bob Geldof e Freddie Mercury che si muoveva come una prima ballerina. Tra di loro un giovanissimo Bono Vox, che proprio da quel palco avrebbe spiccato il volo verso l'Olimpo del rock planetario. La giornalista Jones vanta un accesso diretto a numerose figure chiave, tra cui amanti, familiari, amici, dirigenti, musicisti, addetti stampa fotografi e produttori. È nel mondo della musica e dell'industria discografica da oltre venticinque anni. È autrice di vari libri, documentari e trasmissioni e attualmente vive a Londra. Il libro è completato da un inserto fotografico a colori, un resoconto appassionato non solo di come quel ragazzino trasformatosi in leggenda vedeva se stesso, ma anche di come il mondo vedeva Freddie Mercury. Dalle pagine della biografia, il ritratto definitivo di una delle figure più complesse e amate dei nostri tempi. Forse fu proprio Geldof a decrivere meglio l'uomo e l'artista: «Il palcoscenico perfetto per Freddie Mercury? Il mondo intero». E tutto il mondo è ancora lì ad ascoltarlo.