La lite furibonda al concerto romano del '73
Orase ne è andato il fratello gemello di Maurice, l'estroverso Robin, l'anima melodica della formazione. In qualche modo il meno famoso, visto che il primogenito, Barry, è sempre stato il leader, mentre a Maurice toccava il ruolo del libertino, del cacciatore di ammiratrici, anche se sposò Lulu, una cantante inglese molto nota negli anni Settanta. Eppure, il primo a dare segni di inquietudine fu proprio Robin, che si staccò dal gruppo più volte centrando successi da milioni di copie quali «Saved by the bell» e «Juliet». I tre fratelli - ma in realtà erano quattro, il più giovane, Andy, morì nel 1988 - passarono la loro vita a litigare, inizialmente con i genitori (che li avevano spinti nella carriera di bambini prodigio), poi per problemi di leadership, in seguito per le inevitabili beghe economiche e infine per la totale incompatibilità fra le rispettive mogli. Praticamente un inferno, anche se ogni volta, magari sullo spunto di un successo, si rimboccavano le mani e ripartivano. Fu così anche alla vigilia del loro disco più famoso, «Saturday night fever», un successo da oltre trenta milioni di copie. Litigarono di brutto anche quella volta, con Robin che prese una brutta cantonata. Non ne voleva sapere di diventare un re della discoteca, visto che per lui i Bee Gees erano quelli di «First of may», «World», «I started a joke», autentici inni alla melodia. Litigarono nel corso del primo tour italiano, nel 1973. Un periodo bruttissimo, segnato da qualche insuccesso e da continue pubblicazioni antologiche, quando al boom della febbre del sabato sera mancavano ancora quattro anni. Li ricordo al concerto romano, nella pietosa acustica del Palasport, accompagnati dalla big band della Rai. Non si riusciva a capire chi fosse più demotivato, se i Bee Gees o gli illustri jazzisti romani, in quel caso travestiti da orchestrali. Si presentarono sul palco Barry e Maurice, e il povero Robin, ancora in minoranza, fece la sua comparsa sul palco solo al quinto pezzo. Liti furibonde che andarono avanti per tutto il tour europeo. Ora che il ciclo si è chiuso del tutto, è forse il caso di ricordare questo straordinario gruppo per la professionalità, il proverbiale gusto musicale, il perfezionismo, l'ispirazione. Valori sui quali sono sempre andati d'accordo, come pure sulla scelta di vivere in Florida, registrando il loro repertorio sempre in camicia. Aspettiamoci un inevitabile revival delle loro canzoni e soprattutto grande rispetto a Robin Gibb, anima melodica e sognante della formazione. Dario Salvatori