Cocktail fatale: il duro Trintignant e la dolce Huppert
Elegante,un po' lento nei riflessi e un po' curvo l'attore conserva uno sguardo curioso e ironico, nonostante le terribili disgrazie che la vita familiare gli ha riservato. Nella sua carriera costellata di successi e grandi amori, Trintignant ha vissuto anche dolori impietosi che racconta in «Du coté d'Uzes, entretiens avec André Aseo» (Dalle parti di Uzes, interviste con André Asseo), la sua autobiografia realizzata vicino Avignone dove abita, uscita in Francia in questi giorni. Così racconta della piccola Pauline, morta in culla a Roma improvvisamente, durante la lavorazione del «Conformista»: «Con Nadine e le nostre figlie Pauline e Marie abitavamo in un appartamento, quando una mattina uscendo per andare sul set trovai Pauline senza vita. Dissi a Nadine: «Non mi suicido solo se viviamo per Marie». Quella dolce Marie al quale Trintignant è dovuto poi sopravvivere: uccisa di botte a Vilnius nel 2003 dal suo compagno Bertrand Cantat. Come in uno specchio «ho visto me stesso per la prima volta in un film - ha detto riferendosi al suo personaggio, Georges, anziano professore di musica, messo alla prova dalla malattia e dalla vecchiaia - Avevo deciso di non recitare più al cinema e dedicarmi al teatro, ma Haneke mi ha offerto una parte eccezionale». Una filmografia straordinaria, la sua, che va da «E Dio creò la donna di Vadim» (inizio della sua storia d'amore con Brigitte Bardot) a «Il sorpasso» di Risi fino a «Un uomo una donna» di Lelouch, «Z» di Costa Gavras con cui vinse a Cannes come migliore attore nel '69 e tanti altri, compreso «Il conformista» di Bertolucci. Mancava dal cinema dal 1998, da «Chi mi ama prenderà il treno di Chereau». Perché - dice «amo troppo il palcoscenico per stare sul set, ma quando Haneke mi ha proposto questa storia, ho accettato: sono orgoglioso del nostro lavoro, ho sofferto molto durante la lavorazione e ora spero di lavorare ancora con lui». Accanto a Trintignant recita Emmanuelle Riva e, nel ruolo della figlia, Isabelle Huppert (che oggi passa di nuovo in concorso «In Another Country» di Sangsoo), in una storia di forte conivolgimento emotivo, ma «mai pietistica, mai lacrimevole secondo le indicazioni che ci dava il regista girata in sequenza cronologica tutta in un appartamento». Qui vivono i due coniugi anziani nella cui routine affettuosa di uscite ai concerti, lettura in salotto, pranzi preparati con cura, irrompe la malattia sempre più grave della donna e quindi il rifiuto di cure, cibo, l'esasperazione, la difficoltà di restare uniti con un epilogo feroce, ha un cuore di «verità dolorosa» che Trintignant ammette senza remore.