Alessandra vince nella sua serata contro la paura
Eil brivido gelido di un colpo d'occhio così diverso da quello di appena 24 ore prima, quando le due finalissime di "Amici" erano solo feste televisive, da apprezzare o criticare, amare e detestare, e al massimo ci si accapigliava sulla scelta di un cantante o sulle intemerate sentimentali di Belen. Guardi quel pubblico e pensi che nel pomeriggio gli artificieri hanno bonificato gli spalti, è una routine ma fa un brutto effetto. Nel sabato più tragico della recente storia italiana, nelle orecchie di tutti non c'è spazio totale per la grinta di Emma o l'emotività di Alessandra, (che alla fine trionfa su tutti nella categoriaBig) per la tenacia di Marco o per le speranze di Annalisa. C'è invece una bomba che ha cercato di renderci tutti sordi e muti, e di seminare angoscia anche nei cuori di questi adolescenti che dovrebbero poter pensare solo a sognare qualcosa di lieve, un amore estivo vissuto consumando un cd, con la beata incoscienza e le palpitazioni dei sedici anni, già messi a dura prova dallo spettro di un precariato a vita, figurarsi dagli artigli di un terrorismo mai così bastardo. La dura legge del contrappasso televisivo, e di una macchina produttiva che non prevede troppe pause o rimandi ha imposto la messa in onda del gran finale del talent show: del resto il prossimo weekend l'Arena sarà occupata dai Wind Music Awards, l'unica ipotesi di cancellazione per questa due-giorni era stata preventivata solo in caso di uragano. Ma nessuno dei responsabili del prodotto avrebbe mai immaginato, di dover prendere una decisione da "the show must go on" per un ordigno assassino davanti a una scuola. E dopo riunioni febbrili e tormentose all'ora di pranzo, Mediaset e la De Filippi hanno emesso il comunicato con cui si confermava la diretta: «l'attentato vigliacco di Brindisi non può far prevalere il tentativo di paralizzare il Paese. E confermare una serata che vede protagonisti i ragazzi è la migliore risposta a chi i ragazzi vuole falciare con le bombe». Vista da un lato del palco, non dev'essere stato facile neppure per una donna tosta e sempre-in-controllo come Maria trovare le parole giuste. Infatti con voce rotta dall'emozione, legge la storia di Melissa e dedica lo show a «lei e a chi insegue la normalità della vita e il diritto di vivere». Più tardi rincara la dose Enrico Brignano, che ammette di aver faticato a far ridere in una serata del genere e attacca gli assassini: «Mafia, Sacra corona unita, 'ndrangheta e camorra, siete tutti la stessa merda maleodorante, non siete uomini». Perché prima dell'orrore tutti qui pregustavano il trionfo mediatico e uno share per la trasmissione del venerdì che con oltre 5 milioni di spettatori e il 24 e rotti per cento di share, aveva doppiato la "novità" di Magalli su Raiuno. Quanto a Maria, fino a ora si era goduta il suo "Sanremino": corroborato dalla consulenza di Mazzi e Presta, fino a febbraio scorso i due plenipotenziari del Festival, il torneo dei campioni delle edizioni passate di "Amici" ha giocato sulle caratteristiche di questi ragazzi cresciuti molti in fretta, protetti nel loro percorso artistico, ma anche "condannati" a risollevare le sorti della morente discografia italiana. Alla fine, nello scontro a quattro fra Alessandra, Emma, Marco e Annalisa (per il premio della critica) qualcuno doveva pur vincere. Il poker della finale è stato forse il più sensato, eccezion fatta per Karima, che avrebbe meritato un percorso più lungo, ma che ha eliminato al momento giusto l'impalpabile Virginio e l'insopportabile Valerio Scanu. Su tutta l'edizione è aleggiata l'ombra di un gossip sapientemente costruito eppure vero: e se il sentimento tra Belen e il ballerino Stefano appare credibile (qui hanno passeggiato come piccioncini tra la folla, spingendosi fin sotto il balcone di Giulietta), forse il messaggio più apprezzabile è stata la replica emotiva di Emma, a suon di canzoni-messaggio (memorabile la cover di "Bella senz'anima") e sopratutto la rivendicazione del valore della dignità di una ragazza ferita. Certo è che i Big hanno messo in ombra gli Allievi di quest'anno, che però non sembrano appartenere a una generazione di fenomeni. Tra il soul di Carlo (lui premiato dalla giuria dei giornalisti) e la piacioneria made in Usa di Ottavio l'ha spuntata Gerardo (Pulli), prodotto dalla smagata Mara Maionchi. Un cantautore che cita Hegel per dirti che «se vuoi raggiungere l'obiettivo devi passare abche per quello che non ti piace», che ammette che «ha vinto uno come me, senza una grande voce, è dunque è caduto un muro», e che per partecipare alle selezioni era partito con la chitarra da Torino senza dire nulla ai genitori. Che hanno scoperto dov'era andato accendendo la tv.