Garrone: il mio Reality sull'Italia di oggi
«Reality»di Matteo Garrone, con un inizio folgorante e quasi surreale, racconta la storia di Enzo e del suo record: 116 giorni vissuti nella Casa del Grande Fratello. Pescivendolo napoletano con famiglia colorata e obesa a carico, Luciano (Aniello Arena) somiglia ad una maschera napoletana in carne e ossa e vive con moglie (Loredana Simioli) e figli in un palazzo con androne che sembra una quinta teatrale. Luciano si dà da fare nei quartieri napoletani vendendo pesce, facendo piccole truffe e, a richiesta, qualche spettacolino improvvisato. Finché s'imbatte per caso nel provino del Grande Fratello e subito inizia il sogno, anche se la chiamata non arriva. Ma Luciano, nella sua ossessione di sentirsi e credersi famoso pensa che in realtà lo stiano già studiando e si sente le telecamere addosso. Tanto che per far colpo sui dirigenti tv, che potrebbero richiamarlo al Big Brothers, dona persino i suoi mobili ai più bisognosi. Di fatto, però, nessuno lo chiama ed ecco lo choc da Grande Fratello: Luciano vede in modo ossessivo le puntate del Gf nella sua stanza dove troneggia un grillo che ricorda quello di Pinocchio, mentre l'attore dosa alla perfezione ingenuità, malizia e follia. Uno stile incisivo e grottesco (soprattutto nella scena iniziale con carrozza e cavalli bianchi di un matrimonio tanto sfarzesco quanto cafone) per un grande Garrone che torna a Cannes quattro anni dopo la vittoria del Gran Premio della Giuria per il film «Gomorra». L'epilogo, con il protagonista che traduce la sua ossessione nel confronto con una dimensione mistica, scivola verso il surrealismo, laddove lo sguardo immaginario del Gf diventa un nuovo dio che osserva la vita umana dal suo occhio onnipotente, mentre Garrone non tralascia lo sguardo tragico sul degrado culturale italiano . «Il mio "Reality" somiglia ad un Pinocchio moderno, candido e ingenuo che insegue il sogno del successo facile in tv, il nuovo eldorado che trasforma la Terra in un Paese dei balocchi - ha spiegato ieri a Cannes il regista - Non mi sento però di dire che è rappresentativo di tutto il Paese, anche se molti desiderano fama e soldi senza fatica. Qui c'è la fiaba, l'aspetto illusorio, che mi interessava molto, seppure ben attaccato alla realtà». E non solo perché c'è Ciro Petrone, il ragazzino con le armi in pugno del manifesto di "Gomorra": "Reality" è quasi uno spin off di quel film e mostra la povertà culturale e sociale in cui la camorra prolifica. Il regista ha poi dichiarato l'omaggio fatto «ai grandi maestri della commedia, ma anche al primo Fellini dello "Sceicco Bianco" con il riferimento letterario al Pinocchio di Collodi». Il cast è superbo, a partire da Arena - già in odore di Palma d'oro - fino a Loredana Simioli, Nando Paone, Nunzia Schiano, Rosaria D'Urso e il cameo di Claudia Gerini, nella parte della conduttrice (Marcuzzi) del Gf. Ispirato ad un fatto di cronaca realmente accaduto, prodotto dallo stesso Garrone con Fandango e Rai Cinema, il film sarà nelle sale italiane dal 28 settembre. Riguardo, infine, alla sua convocazione nei giorni scorsi alla Procura di Napoli per difendersi dalla accuse mosse a lui dal pentito Oreste Spagnuolo secondo cui il regista avrebbe pagato una tangente al clan dei Casalesi per girare il film «Gomorra», Garrone ha detto che non gli sembrano «affatto casuali certe dichiarazioni del pentito riportate sui giornali alla vigilia della mia partecipazione a Cannes. È un modo strumentale di fare giornalismo che non mi piace affatto». In concorso con Garrone c'era ieri il nuovo film dell'austriaco Ulrich Seidl, in cui il tema della fuga dalla realtà, alla ricerca di un altrove vacanziero, viene proiettato sull'industria del turismo sessuale per sole donne. «Paradise: Love» segue la vacanza di una matura donna austriaca nel mondo dorato di un resort per occidentali. L'opulenta signora è in cerca di storie per la sua solitudine, instupidita e involgarita dalla corsa al divertimento imposta dalla vita consumistica. Giunge così in Kenia dove trova dei giovani neri che si guadagnano da vivere con le lady che chiamano "sugar mamas". Con uno sguardo impietoso e brutale, i beachboys attendono impazienti l'attenzione delle tante signore bianche e grasse sdraiate sulla spiaggia. Seidl mostra così la sua pornografia sentimentale, soffermandosi su appassiti corpi femminili in contrasto con quelli neri dei giovani kenioti. La trilogia della felicità in paradisi artificiali approderà poi ad altri due film: sulla «Fede» (in un centro missionario) e sulla «Speranza» (in un centro di cura per adolescenti obese). Glamour e gag di divi hollywoodiani arrivano poi da «Madagascar 3» in 3D: «Dare la mia voce ad un film presente a Cannes è un primo passo per tornare con una storia vera e propria», ha scherzato Ben Stiller alla presentazione del film fuori concorso, distribuito da Universal il 22 agosto, con scene degne di 007 quando inseguiti da Montecarlo a Roma, Londra e New York da una cattivissima accalappia animali, compiono imprese acrobatiche di ogni sorta.