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MUSICA SPAZIALE

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Al Planetario Civico di Milano nasce il gruppo «Deproducers» L'obiettivo: creare una colonna sonora per studiare stelle e pianeti

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Unaproposta di «musica per conferenze scientifiche» nata da una sinergia di scienziati: della melodia e dell'astrofisica. Tutto nasce dall'incontro di un musicista e musicologo a 18 carati: Vittorio Cosma, con l'astrofisico Fabio Peri, conservatore e coordinatore scientifico del Planetario di Milano. Quest'ultima è una struttura stupenda, il «luogo migliore dove studiare stelle e pianeti». Una sala imponente, con volta a cupola in grado di ospitare 375 persone: al centro il «Planetario», la macchina, tutta ottiche e tiranti che proietta sulla volta il cielo stellato e dà il nome al complesso. Qua è possibile ammirare la volta celeste di oggi, quella del passato, e anche l'altro emisfero, quello australe, rimanendo sempre comodamente seduti in Italia. Il Planetario Civico di Milano è visitato ogni anno da più di 130mila persone, di queste 60mila sono studenti e 75mila appassionati. Una visita al planetario è il primo motivo per il quale i giovani decidono di studiare astrofisica. Vittorio Cosma con Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia si sono uniti con Peri per dare vita a questa «colonna sonora dell'universo», un'esperienza particolare che svela il legame millenario e profondo tra arte e scienza. Professor Peri, a che tipo di lezione assistono gli studenti che, per la prima volta, vengono al Planetario? «Agli studenti delle elementari illustro la "macchina planetario", una cosa non facile da usare. Si tratta di utilizzare pulsanti, bottoni, levette... per proiettare sulla volta il tramonto del sole, il sorgere della luna, la rotazione delle stelle. Il planetario è una macchina totalmente analogica, fatta di ingranaggi di metallo, fili elettrici, luci, lampade. Non ha un computer: è elettromeccanica e si manovra a mano». Chi ha inventato questo apparecchio? «Questa tipologia di proiettore è stata progettata per la prima volta dall'ingegner Walter Bauerfeld, nel 1923. Il modello che abbiamo a Milano è il numero 2 ed è dal 1968 che funziona tutti i giorni, dieci ore al giorno. Attualmente la Zeiss, che produce il planetario, è giunta al modello 9. Il suo costo si aggira attorno ai quattro milioni di euro». Cosa unisce la musica e l'astrofisica? «Mentre si osserva la volta celeste la musica può dare delle suggestioni. Suggestioni vengono trasmesse anche dalla parola, ma questo è legato alla lingua usata, nel nostro caso l'italiano. La musica, invece, è in grado di trasmettere emozioni a tutti». Come è stato impostato il progetto dell'album «Planetario»? «Vittorio Cosma ha unito dei grandi musicisti cercando di mettere insieme soprattutto qualcosa di vero e poi la musica doveva contenere la passione per il cielo, l'universo, l'astronomia». Come si è trovato Lei in questo gruppo? «I miei interventi sono particolari, il mio tono di voce non è lo stesso che uso durante le lezioni. Dovevo sembrare un po' Hal 9000. E così è stato». La musica dei Deproducers è anche uno spettacolo nel quale si uniscono musica e le conferenze sullo spazio di Peri: si parte dal prossimo sabato al teatro Luciano Pavarotti di Modena.

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