L'oro degli etruschi oltre la Storia
Studiandogli etruschi che abitarono, prima delle fondazione di Roma, il territorio che andava dall'attuale Mantova fino alla foce del Tevere, gli storiografi sembrano trovare più domande che risposte. Una cosa è certa: gli etruschi erano artisti eccelsi e raffinati, dediti al lusso e con una filosofia complessa. Tra le arti che meglio padroneggiavano c'è quella orafa e, caso unico nella storia dell'umanità, in quei territori da allora ad oggi non si è mai smesso di lavorare l'oro con maestria e passione. Dai tempi degli dei pagani agli ex voto nelle terre etrusche risplende da sempre la luce dell'oro. Questa continuità storica è ben documentato dalla mostra: «Ori dell'Etruria. Arezzo in onore di Benedetto XVI», allestita appunto ad Arezzo nel Salone di San Donato. Al visitatore viene proposta l'eccellenza dell'oreficeria aretina, dai tempi degli Etruschi fino ai giorni nostri. Il primo è stato un'ospite d'eccellenza: lo stesso papa Benedetto XVI, al quale è stata dedicata la mostra. Il Santo Padre è stato ieri all'esposizione, durante la visita nella città. È arrivato di ritorno dalla Cattedrale, dove ha pregato davanti all'immagine della Madonna del Conforto. Sacro e profano: apre l'esposizione una piccola vetrina con tre oggetti di culto: la «Pace di Siena» di Arezzo (XV secolo), un calice di Cortona del XVI secolo e un Pastorale del XVIII secolo del Vescovo Niccolò Marcacci di Sansepolcro, poi passato ad Arezzo. In esposizione preziosi monili etruschi provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, gioielli del Museo UnoAerre: il tempo non ha mai interrotto quest'arte. Il comitato scientifico della mostra è composto da Giuliano Centrodi, Carlotta Cianferoni, Daniela Galoppi, Serena Nocentini e Daniel Virtuoso. L'esposizione sarà inaugurata al pubblico domani e rimarrà aperta fino a domenica 8 luglio. È promossa dalla Camera di Commercio della Provincia di Arezzo e dalla Consulta Orafa, dalla Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro e dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. La biglietteria sarà aperta dalle 10 alle 18 ed è previsto che i fondi ricavati, oltre che per l'aiuto dei giovani disoccupati, vadano in beneficenza. A testimonianza di quest'arte che supera il tempo, nel corso di una conferenza è stata presentata una croce pettorale che la Consulta Orafa aretina offre in dono a Papa Benedetto XVI, a ricordo della visita a quella che da sempre viene chiamata «la città dell'oro». E questo è un periodo veramente «d'oro» per gli studi sugli etruschi, come provato da numerose pubblicazioni e saggi. Le pubblicazioni sono veramente moltissime e riguardano tutti gli aspetti della vita dell'antico popolo italico. Tra i tanti saggi, sull'arte, l'oreficeria, i culti e l'architettura etruschi, quelli più curiosi sono sulla cucina. Come «Guida alla cucina etrusca. Cibi e divertimenti in Etruria», di Clotilde Vesco, editore Scipioni. Tra le tante iniziative che riguardano gli antichi abitanti della Toscana e dell'Umbria (ma non solo), è ancora in corso un'altra grande esposizione. Un pregiato elmo etrusco trovato a fine Ottocento nelle acque del Tanaro apre infatti la mostra «Etruschi, ideale eroico e vino lucente», visitabile fino al 15 luglio ad Asti, negli spazi sei-settecenteschi appena restaurati di Palazzo Mazzetti, proprietà della Cassa di Risparmio di Asti. Al centro della rassegna, il rapporto tra il Mediterraneo greco-orientale e il popolo etrusco, che entrò in stretto contatto con le comunità della valle del Tanaro, con influssi nell'Italia settentrionale e nell'Europa celtica. In tutta quest'area non c'erano miniere d'oro: il prezioso metallo veniva estratto molto lontano, in Tracia e Macedonia. Ma gli stretti contatti con il mondo greco permettevano agli etruschi un approvvigionamento abbondante e continuo che, certamente, doveva costare non poco. Ma da allora ad oggi, costi a parte, gli etruschi non hanno mai smesso di amare le raffinatezze della gioielleria.