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Il Festival di Roma fa arrabbiare anche il ministro

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L'attacco: Alemanno non chieda soldi Ferrari: «Non avevamo altra scelta»

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Fale marachelle e qualunque cosa dica, c'è qualcun altro che protesta. Sarà il suo karma da scontare. Questa volta a non andare giù sono le date appena fissate (9-17 novembre). A protestare è il ministro dei Beni culturali in persona Lorenzo Ornaghi che si toglie qualche sassolino dalla scarpa e se la prende col sindaco di Roma e i vertici del festival. «Sono scontento della decisione del Festival di Roma di mantenere le date - attacca il ministro - Il tavolo di trattativa è stato convocato inutilmente. Li avevamo riuniti confidando che cercassero di accostare le proprie posizioni. In questo caso mi è sembrato che una posizione, quella del Festival di Roma, è rimasta totalmente rigida». Il che va detto - ha proseguito Ornaghi - che «se si guarda oggi al sistema cinema italiano non è un bene questa rigidità perché, in un momento in cui il cinema italiano consegue successi, in cui le risorse pubbliche non sono così forti, credo che condividere, facendo qualche sacrificio su certi interessi, consenta anche di partecipare al meglio alla distribuzione delle risorse». La lingua batte dove il dente duole. E, come spesso accade, sono proprio i soldi a far litigare. Il sindaco di Roma non chieda nuove risorse al ministero dei Beni culturali per il festival del cinema, soprattutto dopo lo «sgarbo» della mancata disponibilità a trovare un accordo con Torino per la questione delle date. È quanto trapela da fonti vicine al ministro dei Beni culturali. Chi era vicino a lui racconta di una forte irritazione nei confronti del neo direttore del festival Marco Muller e del sindaco Alemanno che, invitati proprio da Ornaghi a raccogliersi intorno a un tavolo per trovare un accordo, hanno offerto un'iniziale disponibilità per poi procedere in cda alla ratifica delle date iniziali. Tanto più, viene fatto notare, che tecnicamente l'anticipazione sarebbe stata possibile grazie alla disponibilità dell'Auditorium. Alemanno, però, sembra non arrendersi e batte cassa. «Credo che per il 2013 - ha detto il sindaco di Roma - il ministro per i Beni culturali Ornaghi possa fare un tavolo per definire le risorse perché non è possibile che Roma abbia un ventesimo di quello che ha Venezia e non è possibile che ci siano accavallamenti temporali. Il ministro dovrà fare un tavolo per finanziamenti e date, e cercheremo di fare di tutto per non creare problemi a Torino». Il pomo della discordia è il quasi accavallamento con il Festival del cinema di Torino che si terrà dal 23 novembre al 1° dicembre. I vertici romani, però, rispondono alle accuse. «Nessuno sgarbo»: il presidente del Festival di Roma Paolo Ferrari si dice stupito e dispiaciuto dell'irritazione del ministro Ornaghi, ma ribadisce che per il festival del cinema romano la scelta di rimanere fermi alla settimana 9-17 novembre «era l'unica possibile, quella era l'unica settimana fruibile». «Non è stato un capriccio e non l'abbiamo certo fatto per fare uno sgarbo a Torino - sottolinea Ferrari - Siamo andati a quel tavolo e abbiamo cercato di spiegare in ogni modo che per noi non c'erano altre possibilità». Ferrari spiega che per Roma anticipare di una settimana «non sarebbe stato comunque possibile per la contiguità con l'America Film Market (che si svolge dal 31 ottobre al 7 novembre 2012). In pratica avremmo perso tutti gli acquirenti». Insomma, conclude il presidente del Festival di Roma, «mi dispiace, cercheremo di spiegarlo al ministro. E per il prossimo anno possiamo metterci intorno a un tavolo per programmare insieme le date dei festival». Non sarà facile farlo capire ai torinesi. «Dire che ci sentiamo presi in giro è un eufemismo - dicono il direttore e il vicedirettore del festival di Torino - Come dire che andremo alla guerra».

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