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Asia Argento «Sono un'antidiva che ama le sfide»

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Unastoria, al centro del film «Isole» di Stefano Chiantini (dall'11 maggio nelle sale), che matura sotto il tetto di una casa canonica sulle isole Tremiti, dove per una serie di coincidenze si ritrovano a vivere insieme Ivan, immigrato clandestino (Ivan Franek), Martina (Asia Argento), una ragazza che ha perso l'uso della parola e don Enzo (Giorgio Colangeli), anziano tutore di Martina. All'amicizia tra il vecchio prete e lo straniero, ma soprattutto all'amore tra Ivan e Martina, si opporranno l'interesse e la cattiveria del mondo circostante, rappresentato da Wilma, la sorella del vecchio don Enzo, che però alla fine proteggerà i due giovani. Su tutti spicca il personaggio di Asia, nel ruolo di una donna piena di grazia e poesia. Argento, questo è un personaggio inedito per lei, abituata ad apparire più come diva femme fatale, perché questa scelta? «Ma quale divismo? Io ho pensato sempre al lavoro da quando avevo nove anni ed è la cosa più importante della mia vita, insieme con i miei figli. Altro che diva, sono una persona incapace di fare calcoli, sia nella vita sia nel lavoro. L'immagine che mi è stata affibbiata è spesso un mix di ciò che sono state alcune mie battute, dovute alla insicurezza, e di alcuni vuoti che spesso i media devono riempire. Sono anticonformista sulle cose serie, non sulle sciocchezze, ma sono sempre stata anche alla ricerca della mia spiritualità. Marta, la protagonista, è uno di quei personaggi che capitano raramente: è muta, orfana e ama occuparsi solo delle api. Ho dovuto imparare a non avere paura di 80mila api che mi ronzavano intorno sul set: da quel momento ho toccato con mano cosa significhi davvero avere un timore reverenziale verso la natura. Ho capito che non si deve avere paura, anche se io non amo molto gli insetti e ho terrore delle cavallette. Mi ha commosso soprattutto l'incontro con l'emigrato clandestino, Ivan Franek, che come Marta non ha voce». Come è riuscita a calarsi nei panni di una ragazza muta? «Poter interpretare un personaggio che comunica con il corpo e con il cuore, e non con le parole, che spesso nel cinema e nella vita sono superflue, è stata un'autentica sfida dell'anima, per me, che ho girato 50 film: ma stavolta è stato diverso e questa interpretazione mi ha fatto crescere». Sarà a Cannes con l'horror «Dracula 3D» diretto da suo padre Dario: che parte farà? «Sarò Lucy, l'amica del cuore della protagonista e sono davvero felice che un film di mio padre sia stato scelto nelle selezioni ufficiali di un festival tanto prestigioso, per giunta credo sia la prima volta per un horror. Il film passerà il 19 maggio a Cannes e sarà un onore accompagnare Dario Argento che, oltre ad essere mio padre, è un ottimo compagno di lavoro: lui è molto rispettato in Francia, forse, più che in Italia». È francese anche il prossimo film che farà? «Sì, lo dirige Yvan Attal, è una commedia e s'intitola "Humpday". Reciterò accanto a Charlotte Gainsbourg e Francois Cluzet, di "Quasi amici": è il remake dell'omonima commedia americana, con due amici che realizzano per gioco un film porno gay d'arte da mandare a un festival, andando incontro ad ogni genere di disavventura.(Mentre Asia e la Gainsbourg saranno due sexy star, ndr)». Firmerà ancora la regia per un suo film? «Sto scrivendo la sceneggiatura del mio terzo film da regista, un progetto a cui tengo molto ma di cui non voglio ancora parlare. Ho deciso però che stavolta non reciterò, voglio godermi appieno l'esperienza di dirigerlo».

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