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Chiara Civello: «Dopo Sanremo una vita nuova»

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Dalle17 fino a tarda serata in piazza Castello si alternerà un cast «all star», in cui spiccano i nomi di Lino Patruno, Greg, Trio Rosenberg, Peppe Servillo, Stefano Bollani, Fabrizio Bosso e Chiara Civello (nella foto a sinistra). Abbiamo incontrato la cantante romana alla vigilia del suo concerto, uno dei più attesi del Primo Maggio all'ombra della Mole Antonelliana. Chiara Civello, cosa prova a suonare stasera a piazza Castello, una delle più grandi d'Italia? Sono molto contenta di partecipare al «Torino Jazz Festival», la piazza non mi spaventa, anzi: più è grande la piazza, maggiori sono le emozioni che puoi trasmettere. Per me è anche un'opportunità di far scoprire la mia musica a chi ancora non mi conosce o che ha sentito solo la canzone di Sanremo. Che repertorio porterà? Sarà un excursus che mostrerà quello che è la mia musica oggi, ricca di influenze tra pop, jazz, soul e bossa nova. Presenterò in prevalenza brani del mio ultimo album «Il posto del mondo», ma anche qualcosa del passato, come «Resta», nella quale duetterò con la tromba di Fabrizio Bosso. Che tipo di esperienza è stata, per lei che viene dal jazz, quella del Festival di Sanremo? È stato un modo per presentarmi al grande pubblico. Per me, che ho suonato tanti anni in America, è gratificante essere conosciuta anche nel mio Paese. Con Sanremo entri a far parte di un meccanismo che è molto più grande di te, ma con «Al posto del mondo» non mi sono dovuta snaturare: rispecchia perfettamente il mio stile. Com'è stato duettare con un artista come Shaggy, molto diverso da lei, nella serata dedicata agli ospiti internazionali? Mi incuriosiva cantare insieme a Shaggy, credo che le collaborazioni non debbano venire solo dalle affinità, ma anche da accostamenti imprevedibili. Mi spiace solo che lui non era al top della forma a causa di un brutto raffreddore. Cosa rappresenta per lei Roma? È la città dove sono nata e che vivo ancora come una turista. Quando vado a correre e passo davanti alla mia scuola elementare all'Esquilino mi viene da piangere. Non vedo l'ora di esibirmi l'8 maggio al Sistina, il tempio del musical nel cuore della mia città. Preferisce cantare in inglese o in italiano? Non ho problemi a cantare sia in inglese che in italiano, però quando canto nella mia lingua c'è un'emozione particolare. Mi sento a casa. Gabriele Antonucci

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