Masini: «Non voglio più cambiare il mondo»
Sonosempre stato una persona con i piedi per terra e ho cercato di realizzare ciò che mi piace. Questo disco raccoglie quello che sono oggi, come uomo e come cantante». Così Marco Masini spiega il titolo del suo ultimo disco «Niente d'importante», che esce dopo tre anni da «Italia e altre storie». Un album introspettivo, in cui il cantautore toscano mette a nudo la sua anima e si racconta senza timori. Masini presenterà le sue nuove canzoni stasera all'Auditorium della Conciliazione, in un concerto dove ripercorrerà oltre vent'anni di carriera. Qual è il denominatore comune tra le dodici canzoni di «Niente d'importante»? I brani sono tutti legati a un tema fondamentale nella mia esistenza: l'amore. Non intendo solo l'amore che può sbocciare tra due persone, ma anche l'amore per se stessi. Un sentimento che ti porta fino al Paradiso e ti fa precipitare; ti dà la felicità e poi te la toglie. Per questo è essenziale avere un rapporto solido con se stessi. A quale canzone del nuovo album è più legato? Mi sento molto rappresentato da "Marco come me”. In essa il Marco uomo vede il Marco artista attraverso una sorta di sdoppiamento in cui mi guardo dall'esterno. In realtà il testo parla delle fragilità di ogni uomo. Adesso sono in una fase di transizione della mia vita e tante cose le vedo in modo più maturo. Com'è strutturato il suo nuovo tour nei teatri? Lo show si basa su un'emozione che parte da quando ero ragazzo, dalle storie che ho raccontato fin dai miei inizi artistici e che mi ricordano l'adolescenza e i primi amori. Mostro le difficoltà della crescita, il conflitto con i sentimenti, la rabbia, l'odio e l'amore. C'è un'omogeneità sonora e, in certi momenti, introspettiva, in modo da dare risalto all'evoluzione dell'artista e dell'uomo. Che cosa è cambiato e che cosa è rimasto del Masini degli esordi? Prima di tutto è cambiata completamente la società, poi è normale che un uomo di 47 anni non veda più la realtà come un giovane di 27 anni, che pensava di poter cambiare il mondo con una canzone. Ciò che non è mai mutato è il coraggio di affrontare la vita e di esprimermi. Che ne pensa dei talent show? Non c'è alternativa per entrare nel mondo della musica. Oggi non esistono più figure come il talent scout, non ci sono più etichette discografiche che investono e che lavorano a un progetto. Un giovane artista deve fare tutto da sé. Partecipare a un talent show è già un inizio. Che ricordo ha di Lucio Dalla? È stato un re e lo è ancora, come lui non cantava nessuno. Era il più bravo a livello tecnico». Gabriele Antonucci