Moravia piace a Pechino quanto Dante
Nel1929 scandalizzò i ben pensanti con "Gli indifferenti", grande affresco "decadente" dell'alta borghesia romana. Nel secondo dopoguerra fu considerato un pornografo dalla Destra più "trinariciuta", uno degli scrittori più significativi del Novecento dall'anarco-conservatore Giuseppe Prezzolini, il prototipo degli intellettuali impegnati dai "compagni" di tutte le "parrocchie" e di tutte le "terrazze", che lo veneravano come un'icona vivente. Ma adesso, a 22 anni dalla morte, chi la lustra più, l'icona? Una ragione in più per tirarla fuori dal dimenticatoio. E l'occasione viene dal 2° Convegno Internazionale "Moravia e la Ciociara. Letteratura, storia, cinema", che si svolgerà a Fondi domani. E che proporrà come piatto forte un capitolo espunto e inedito della stesura ultima del romanzo, pubblicato nel 1957 e tradotto in versione cinematografica tre anni dopo da Vittorio De Sica. Un film memorabile con una smagliante Sophia Loren, nei panni della ciociara Cesira, la madre più madre mai vista al cinema. Bene, diciotto studiosi provenienti da tutto il mondo dibatteranno del libro, del film, della prorompente vitalità di Cesira, vera "figlia della terra", carnale, sensuale, viscerale, delle altre donne di Moravia e del "vissuto" dello scrittore che, con la moglie Elsa Morante, conobbe il "mondo" della Ciociaria, visto che qui trovò riparo dopo l'8 settembre 1943, traendo alimento per una creazione letteraria che è documento storico. Se Cesira (giunge quest'anno alla seconda edizione il Premio a lei intitolato e rivolto agli studenti della scuola media superiore che si sentano in grado di cimentarsi con un racconto di intonazione storico-realistica) sarà punto di riferimento, implicito od esplicito, di tutti gli interventi, sarà anche interessante verificare la ricezione del complesso dell'opera moraviana in università straniere come quelle di Harvard, Princeton, Avignon, Pechino. Ebbene, diciamo la verità, un Moravia "made in China" ce lo aspettavamo. Perché lo scrittore si reca ben due volte nel Celeste Impero destinato a diventare rosso, la prima nel 1936, la seconda, con Dacia Maraini, nel 1967. E cioè quando il Libretto di Mao si sta diffondendo in Europa, Jean-Luc Godard gira un complice "La Chinoise" e anche Alberto mostra qualche simpatia verso il sanguinario Timoniere. Dunque, se proprio non "di casa", a Pechino il Nostro non era un estraneo. Eppure che fosse uno degli scrittori italiani più noti e apprezzati dai letterati cinesi, con Dante, Boccaccio, Petrarca, Machiavelli, fino a Calvino, proprio non l'avremmo sospettato. Ma così ci dice Wei Yi, studiosa dello scrittore (la sua tesi di laurea s' intitola "Le popolane moraviane attraverso 'La provinciale', 'La romana' e 'La ciociara') e non abbiamo ragione di dubitarne. Anzi ci auguriamo che i libri di Moravia diventino best-seller al pari delle "Favole al telefono" di Gianni Rodari e del fortunatissimo (anche qui) "Cuore" di De Amicis. Ma come è stato presentato al pubblico cinese "La Ciociara"? Non tanto come "un conflitto tra diverse forze armate per certi motivi, ma come una resistenza da parte del popolo contro le forze fasciste e reazionarie". Dobbiamo comprendere, in questa "resistenza", anche quella di Cesira, furiosa e disperata, contro i liberatori marocchini - certo non "reazionari", certo non fascisti, ancorché "neri" - stupratori della figlia Rosetta e di un bel po' di donne dei dintorni?