Brutto tempo, ma troveremo riparo
Città «intelligenti», crescita sostenibile, input dalla piazza virtuale Parla Comin, autore con Speroni di «2030 La tempesta perfetta»
Daqui al 2030 la popolazione mondiale crescerà fino a quasi nove miliardi di persone, la domanda di cibo aumenterà del 40 per cento, quella di energia del 45%, la temperatura globale salirà di 0,55 gradi. Raddoppierà il numero di auto e camion in circolazione, dunque la domanda di petrolio e l'inquinamento. Alla superfetazione di necessità e fenomeni Gianluca Comin, capo delle relazioni esterne dell'Enel, e Donato Speroni, giornalista ed economista, hanno dedicato un denso libro - dati, pareri, schede - dal titolo apocalittico «2030 La tempesta perfetta». 230 pagine che fanno immaginare un affresco alla Signorelli, con l'umanità in preda alla disperazione. E invece già dal sottotitolo, «Come sopravivvere alla crisi» s'affaccia la via d'uscita, l'ottimismo della ragione e della volontà. L'umanità ha gli attrezzi - dicono gli autori - per trasformare le criticità in opportunità. La circolazione globale delle idee, internet, le energie pulite, l'integrazione uomo-macchina sono strumenti che, usati da una governance politica efficace, possono farci trovare la via d'uscita. Obiettiamo: belle prospettive, ma intanto proprio ieri l'Occidente s'è ritrovato stretto nella tenaglia della finanza, con borse a picco e spread in salita. Risponde Comin: «Le montagne russe della finanza, l'alternarsi di segnali positivi e negativi significa che non siamo usciti dal cono d'ombra della crisi, che non abbiamo certezze». Anche il ricorrente notiziario sulla corruzione politica nostrana non giova a pensare positivo. «È la cronaca - commenta Comin - Ma il libro vuole andare oltre. Nei prossimi vent'anni saranno centrali altri nodi: la crescita demografica e le emergenze climatiche e ambientali. Ne va della nostra esistenza di cittadini». Già, cittadini. Tra le pagine più costruttive del volume ci sono quelle dedicate ai comportamenti individuali. Cambiare stile di vita specie in Italia è urgente. Il nostro Paese consuma ogni anno 5 ettari per abitante e ha una capacità di sostentamento della sua popolazione limitata a 1,1 ettaro pro capite. Il saldo è uguale a quello di Spagna e Grecia e peggiore di tutti i grandi Paesi europei. Ma la tendenza all'urbanizzazione non è un disvalore. La città offre opportunità economiche maggiori, superiore mobilità sociale, un modello di vita più attraente e ricco di stimoli. Permette anche maggiore aggregazione, la città, a dispetto dell'idea che invece geli i contatti umani? Può essere ripensata in quartieri ciascuno con la propria piazza, luogo di incontro e di scambio di idee, un po' proprio come a Roma piazza San Silvestro riprogettata da Paolo Portoghesi? «Le città italiane, nella loro origine rinascimentale - spiega Comin - sono l'esemplificazione di una società articolata ed integrata insieme. Certo, i vincoli ambientali sfavoriscono la crescita in altezza, che è invece da auspicare nelle città nuove». Il motivo? «È più sostenibile del classico modello suburbano all'americana, che vede i centri urbani estendersi su grandi superfici, con villette in mezzo al verde. I costi energetici del suburban living sono molto più elevati, gli ambientalisti dovrebbero evitare le battaglie contro la concentrazione urbana». Dunque, ecco come dovrebbero essere le eco-città: dimensioni relativamente contenute (costruite in altezza invece che sparse in larghezza), grande attenzione al disegno urbanistico per ridurre i consumi di acqua ed energia, massimo impiego di fonti rinnovabili, forti incentivi a usare i mezzi pubblici per gli spostamenti urbani. Ancora: sistemi di mobilità a basso impatto, come l'auto elettrica; ciclo dei rifiuti che tende al reimpiego totale; tecniche a risparmio energetico, presenza di reti intelligenti, capaci, grazie alla tecnologia, di gestire in maniera sostenibile la circolazione dell'energia, delle informazioni e delle persone. «Ma c'è anche un'altra piazza - aggiunge Comin - che consente di intepretare la realtà e di proporre come migliorarla. È la piazza virtuale, eccezionale strumento di integrazione multilinguistica. I social network sono formidabili aggregatori di idee. E riverberano ottimismo sul nostro libro. Un ottimismo che deriva dalla certezza che si sta rafforzando nel mondo una cultura della partecipazione dal basso alle problematiche generali». Pagine illuminanti, «filosofiche», che anelano a un nuovo umanesimo sono poi quelle che respingono l'equazione Pil-felicità. «Le politiche del Ventunesimo secolo non devono porsi soltanto l'obiettivo di far crescere la ricchezza e quindi il benessere economico dei cittadini, ma anche la loro soddisfazione globale - scrivono Comin e Speroni - Un concetto già sancito dalla Dichiarazione di Indipendenza americana del 1776. È nuova però l'insistenza con cui il termine "felicità" è entrato nel vocabolario politico». E però premono contro la felicità le incertezze sul futuro. Un giovane non può essere giovane, progettare la sua vita, se non sa come e quando troverà lavoro. Allora chiediamo a Comin 5 punti da cui cominciare per cambiare davvero: «Crescita con consapevolezza dei rischi; acquisizione di una sensibilità sostenibile; partecipazione della comunità virtuale alle decisioni dei governi; innovazione tecnologica per un migliore impatto alla vita; attenzione ai Paesi in via di sviluppo con positivo approccio a queste tematiche».