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Quella vicenda fa litigare ancora

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Nonsolo parole come quelle del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che vogliono ricordare il «suo coraggioso apporto alla liberazione della capitale e del paese dalla tirannia nazifascista», o quelle del sindaco Alemanno: «Sarà ricordato con tutti i nostri onori». Ma è stato anche il giorno delle polemiche. Di quelle che Sasà si porta dietro da quel 23 marzo del 1944 - giorno in cui partecipò all'attentato in cui morirono 32 SS - quando in molti avrebbero voluto che si fosse consegnato ai tedeschi per «evitare» la rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine, dove furono trucidati 335 civili. Mentre i partigiani di tutta Italia piangono «il compagno Sasà», e si danno appuntamento a partire dalle 10.30 a Palazzo Valentini a Roma dove sarà allestita la camera ardente, è affidato al leader de La Destra Francesco Storace il commento più duro: «Quando muore una persona, un credente prega. Ma non è obbligatorio piangere se si tratta di un assassino. E per Bentivegna non verso neppure una lacrima». Storace non è stato il solo a polemizzare. In un municipio della Capitale alcuni consiglieri, sono usciti dall'aula senza osservare il minuto di silenzio e hanno gridato: «Assassino».

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