Ministro, musica a scuola

Haparlato di musica nella società globale e di formazione. Folto pubblico, anche di giovani, che in chiusura gli ha chiesto di suonare. E lui: «Non posso, ho le mani fredde. E poi, sapete? Se rinascessi, non farei il violinista, troppa costrizione». Allora discetterebbe solo, Maestro? Non amo discettare, parlo con la musica. Ho espresso pensieri – e se si hanno idee chiare, si sintetizza subito – ed ho atteso le domande del pubblico. Ma le giuste parole servono, specie per i giovani. Intende già parlare della formazione? Ahimè, la scuola pubblica è la grande assente in Italia per la musica, di cui non esiste cattedra nei licei e scuole superiori, nonostante i tanti miei appelli fatti ai vari governi. Sta diffondendosi il "Sistema Abreu" nato in Venezuela, in cui ragazzi di strada vengono gratuitamente avviati alla musica? Grande iniziativa sociale ed artistica, valida per quel paese: ma l'Italia è realtà diversa e di problemi ne abbiamo tanti anche noi. Pensa che il rapporto fra musica e politica sia dunque stretto? Strettissimo. Se il supporto economico dello Stato alla cultura viene meno, il livello civile del Paese crolla. Grande è la responsabilità dei politici e mai fra essi debbono mancare le personalità competenti. Se mancano le competenze, si ha dinanzi l'abisso. Lei pensa di essersi adoprato per questo? Non ho dato solo concerti in vita mia, onde trarne personale gratifica. Ho creato rassegne musicali - "Omaggio a Venezia", "Uto Ughi per Roma" - e in esse corsi e lezioni gratuite per i talenti futuri: ho proposto incontri propedeutici aperti a tutti e concorsi per i più dotati. Lei non ha mai amato la musica di nicchia. Non c'è pericolo di cadere così nella musica di consumo? La musica è di tutti, purché di qualità, perciò non mi riferisco alle sonorità epidermiche o a quelle assordanti, cui ci abitua la tv. Ed occorre l'ascolto: ma con un nuovo criterio che ho promosso e dà larghi frutti. Quale criterio? Il concerto preceduto da spiegazioni. Non suono mai un brano senza aver premesso a che periodo appartiene, cosa vuole esprimere il compositore, come lo esprime musicalmente (con qualche esempio suonato) e magari anche un piacevole aneddoto. Grande in concerto è l'attesa di questi momenti, che fanno luce su ciò che si va ad ascoltare. Se si capisce la musica, poi la si ama. Lei coi suoi collaboratori sa riconoscere subito un talento: occorrono qualità fisiche e naturali o tutto può nascere dallo studio? L'attitudine naturale, l'agilità delle dita, la resistenza fisica sono indispensabili: è da esse che scaturisce poi il talento, che cresce con lo studio. Con questa messe di adolescenti ho formato l'Orchestra Giovanile Uto Ughi per Roma, che Bruno Aprea ha plasmato, conducendola all'esecuzione dei brani della grande musica. Cosa dunque proporrebbe, Maestro, al Ministro per i Beni Culturali Lorenzo Ornaghi? Proporrei di introdurre la musica nella scuola pubblica superiore, perché ciò che si apprende a scuola non si dimentica più, e non può essere sostituito da ciò che si ode in casa. Poi, gli chiederei di dare denaro alla cultura, vero grande investimento per il nostro Paese.