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di Lidia Lombardi Sarà una meravigliosa domenica delle Palme per Renato Brunetta.

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Edove dalla fine del 2011 presiede la Fondazione del Festival, nato nel 1953 per celebrare Richard Wagner che nel panorama romantico di Villa Rufolo concepì il Parsifal. Onorevole Brunetta, comincia presto quest'anno il Ravello Festival. Efficientismo di economista? «Comincia il primo giorno di aprile e speriamo ci sia il sole, un tramonto strepitoso, per la musica di Beethoven e Mendelsshon nell'Auditorium di Niemeyer, le statue di Igor Mitoraj nel parco e lo sfondo del mare. Natura, arte, archittettura, desidero che tutto questo si combini alla perfezione». E che duri dieci mesi su dodici, invece che soltanto l'estate. Una sfida per la perla della Costiera, che da anni tenta la stagione lunga. «E una novità per l'Italia. Destagionalizzare significa utilizzare meglio strutture e risorse umane, assicurare occupazione, programmare con criterio gli eventi. Apro con il concerto di Pasqua, chiudo con quello di Natale. Due spettacoli oltretutto trasmessi dalla Rai, a rilanciare lo sforzo non solo di Ravello, ma della Campania, del Sud, dell'Italia». Un veneziano che trasloca in meridione... «Mi sento terrone. E siccome lo sono d'adozione, sono sostanzialmente più terrone dei terroni. Una scelta. Ho qui casa, qui mi impegno, del Sud ho parlato nei miei libri e anche nelle mie polemiche. È una terra che produce benessere, che ha ricchezza culturale». Culturale, non culturame... «Culturame è quello che si ripiega improduttivamente su se stesso». Il nuovo profilo di Renato Brunetta è invece quello di manager culturale. «Il mio scopo è raddoppiare il budget del Festival facendo leva soprattutto sulle risorse private. Mi immagino questa scena: il prestigioso palco del Ravello Festival con sotto schierati almeno cento loghi di imprese italiane o multinazionali. In un momento così difficile, trovare sponsor, indipendentemente dal fatto che offrano poco o molto, è un fatto di straordinaria rilevanza, anche simbolica. Significa che si può fare senza essere esclusivamente "benedetti" dallo Stato. E che cultura equivale a non spreco né ad arido senso di superiorità. Significa fare i conti con l'economia reale». Ma il Brunetta presidente del Ravello Festival oltre ai conti avrà anche qualche predilezione musicale. «Chiariamo che non sono un musicologo, ma forse non serve, tenuto conto di come certi musicologi hanno ridotto le istituzioni di settore. Però per Mozart e Vivaldi ho una monomania, di loro conosco tutto». Ravello Festival apre pure al jazz e alla musica leggera, per esempio con un concerto dedicato ai Beatles. «Doveva esserci anche un gigante del pop come Lucio Dalla. Glielo avevo chiesto dopo aver visto a Verona la sua Tosca. Mi aveva detto di sì quattro giorni prima di morire. Non l'ho rivelato a nessuno, non ho voluto cavalcare l'emozione suscitata dalla sua scomparsa». Di vecchia data il suo feeling con Dalla? «No, nato proprio in occasione della sua opera pop. Aveva riempito l'Arena di Verona con un cast di sconosciuti, bravissimi sconosciuti. Mi aveva detto: "Guarda ministro, non abbiamo preso un euro di sovvenzione pubblica. Non ne ho mai presi in vita mia". Gli renderò omaggio al Festival. Non dico come, sarà una mia specialissima sorpresa». Una sorpresa da principe di Ravello. Meglio ora in Costiera amalfitana o quando era ministro a Roma? «Ora è un'altra cosa. Ma non sono principe, Amalfi era una repubblica marinara, come la mia Venezia. E neppure mecenate, visto che non ci metto soldi miei. Diciamo che sono un appassionato. Da presidente della Fondazione non guadagno un euro ed è un bene che sia così. Lavoro con un bel team, da Filippo Patroni Griffi ad Antonio D'Amato ad Aurelio De Laurentiis, che mi darà un contributo nel settore cinema per serate settembrine con meravigliosi film restaurati». Un radioso presente anche per l'Auditorium di Oscar Niemeyer, che tante contestazioni ha subito. «Le polemiche - quelle dei finti ambientalisti che vogliono un'Italia rivolta al passato e quelle per la gestione - ormai sono alle spalle. Io, da pragmatico veneziano figlio di un ambulante, supero gli ostacoli facendo. L'auditorium disegnato dal grande architetto brasiliano esiste e va usato. Come faremo da domenica, con il concerto di Pasqua».

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