Il cinema di Cammariere
SergioCammariere parla dei suoi mille progetti a cavallo tra note e arti visive. Teatro e cinema si alternano alla musica pura, quella che invade il suo nuovo cd omonimo a cavallo tra jazz, swing e bossa nova. Sergio Cammariere, negli ultimi tempi si è dedicato molto a cinema e teatro. Che differenza c'è rispetto al lavoro che compie per i suoi album? Cinema e teatro per me sono un puro divertimento. Ho la piena libertà di trasformare il tema dominante in temi diversi. Con Fabrizio Bosso abbiamo musicato i film muti di Charlie Chaplin e due anni fa ho curato la colonna sonora de «I promessi sposi» di Michele Guardì. È semplice e riesco a fare tutto, dal jazz alla classica. Sta dicendo che si diverte di meno a scrivere canzoni per se stesso? Di sicuro è molto più difficile. Per il mio nuovo cd ho scritto circa venti canzoni e poi ne ho dovute scartare quasi la metà. Se si dovesse pensare compositore di colonne sonore, con chi le piacerebbe collaborare? Pupi Avati è il regista che amo di più. Mi piacciono tanto anche Ermanno Olmi e Marco Bellocchio. Il mio rapporto con il cinema è ancestrale: la mia scuola di ascolto si è formata sui film di Luchino Visconti e Stanley Kubrick. Il suo nuovo cd si intitola semplicemente Sergio Cammariere. Le nuove canzoni la rappresentano così bene da non sentire il bisogno d'altro? In questo lavoro ci sono tutte le mie anime, c'è tutto quello che ho ascoltato e amato. C'è la passione per Beethoven e Strawinsky, la bossa nova e il jazz. Ho fatto tanti viaggi che mi hanno lasciato dentro impronte indelebili. Uno di questi viaggi l'ha fatto in Brasile. Cosa deve a un poeta come Vinicius De Moraes a cui dedica un omaggio anche nel nuovo cd? Da quando sono nato non smetto di omaggiarlo. Vinicius è stato uno dei poeti più grandi, protagonista di un disco indimenticabile al fianco di Endrigo e Toquinho. Lui diceva che la vita è l'arte dell'incontro. L'intero cd è dedicato a Pepi Morgia. Che ricordo ha di lui? Dal 2001 tutte le mie tournée sono state curate da lui. Mi manca la sua gentilezza. Era una persona garbata, un vero principe ed era amico di Hugo Pratt che si è ispirato a lui per la creazione del personaggio di Corto Maltese. Ci siamo conosciuti al Premio Tenco nel '97 e da allora non ci siamo lasciati più. Perché ha deciso di pubblicare il suo album anche in vinile? È una gioia sapere che finalmente le persone stanno ricominciando a pulire le puntine dei loro impianti analogici. Per me la scelta del vinile è stata una conseguenza logica, visto che le canzoni sono state registrate solo con strumenti acustici, senza alcun intervento tecnologico successivo. Per questo ci hanno fatto i complimenti perfino i tecnici del suono degli Stati Uniti dove abbiamo masterizzato il cd. La tecnologia è solo una cosa da evitare nella musica? Non direi proprio. La cura e la qualità del suono ne guadagnano. Si è persa la capacità di fotografare il suono dal vivo. Ma c'è chi la pensa in modo diverso e io rispetto tutti. Tra le novità di questi ultimi anni in musica, ci sono i talent show televisivi. Cosa ne pensa? Che sono una fabbrica di illusioni. Io ho fatto tanta gavetta ed è tutta un'altra cosa. Ho suonato per tutta la Penisola conquistando la libertà passo dopo passo. Ho fatto il barista e il cameriere e gli italiani devono togliersi dalla mente quell'atteggiamento provinciale di chi si fa mantenere.