Giuseppe Amoroso Con «Roma Califfa» (Mondadori, pag.
Unasorta di vigoroso contrappunto che ubbidisce anche a congegni tematici tutti da scoprire. Chiaro è l'intento del sotteso tranello stilistico di un recupero memoriale, lirico e critico. Un distacco mediante l'inoltro verso nuovi centri che si fanno improvvisamente palesi e polarizzanti e verso un'esauriente e pensosa risposta al puzzle di impetuosi anni. Un gioco a nascondere e poi un gioioso e immalinconito ripristinare le regole. Qualche spunto di barocco e acrobatico racconto detta l'impegno a trovare le misure narrative adatte alle tormentate forme stravolte, accerchianti e funamboliche. L'intrecciarsi e il disperdersi di percorsi intensamente vissuti crea una spavalda tensione interna, talora volutamente lasciata in ombra, ma sempre magnetica, tessuta non di concatenazioni ferree ma di brusii, non di legami e passaggi tradizionali ma di rispondenti richiami e in trasparenze occhiegianti di confessione. Continuano i fotogrammi della città nei ricordi dell'autore che vi approda, ventenne, dalla natia Parma, come cronista di nera sul «Messaggero». Le conversazioni con personaggi famosi, colme di notizie di notevole interesse, si dispongono su un flessibile piano espositivo la cui scrittura piana e, insieme, fastosa, comunicativa, ermetica e commossa, si snoda senza frizioni, come se la sua connaturata vocazione alla riflessione si esprimesse in virtù di una variegata forma musicale e figurativa, tra rapinose immagini e insinuanti preavvisi di una "simbolica, imprescindibile potenza sentimentale" della metropoli. Un elegante "gioco lessicale", elaborato in un'officina linguistica e strutturale che lavora al massimo, fa germinare, accanto a uno spirito talora luciferino delle malattie morali di quell'universo oscuro, il rapporto tra l'approfondimento delle psicologie e la diretta cronaca dei gesti e degli stessi eventi. La pagina lascia aperta una specie di interrogativo che spazia dal sortilegio onirico alla verità, un che di magico all'interno di una lucida visione di una Roma "per tutti i gusti, per tutte le emozioni e i desideri".