Torna Fabio Concato «Con le mie canzoni faccio psicoterapia»
FabioConcato ha voglia di parlare e mettersi in gioco. D'altronde sono undici anni che non pubblicava un album di inediti. Ora torna con «Tutto qua», il primo lavoro indipendente della sua carriera. Fabio Concato, prima di «Tutto qua» il suo ultimo album di inediti risaliva al 2001. Cosa ha fatto in questi undici anni? Ho vissuto, ho pensato alla famiglia ma non mi sono mai allontanato dalla musica. Ho continuato a suonare dal vivo ma, per lungo tempo, il pubblico mi ha chiesto di fare qualcosa di nuovo. È lo scotto che bisogna pagare in casi come questo. Perché ha deciso di stare lontano dalla discografia? Ogni tanto fa bene stare lontani da certe logiche e da un certo modo di concepire la musica. Le major hanno sbagliato atteggiamento nei confronti di Internet. La Rete c'è e va usata. Il nuovo album si intitola «Tutto qua». Che vuol dire? Racchiude quello che considero urgente. In questo momento storico bisogna imparare a mettersi nei panni degli altri. Bisogna guardare ai più sfortunati, agli emarginati e ai malati. Bisogna tornare a considerare l'uomo come il centro delle nostre scelte. Nel cd canta «un'umanità ch'è da proteggere». Cosa pensa dell'Italia di oggi? Siamo disastrati. Nonostante i cambiamenti non vedo un barlume di luce in fondo al tunnel. Ho la senzazione che in questo Paese deve essere rifondato tutto. Allo stesso tempo, però, sono fiducioso che la gente possa cambiare atteggiamento e guardare agli altri con occhi diversi. «Tutto qua» è un po' la canzone manifesto di tutto l'album. Anche il brano «L'altro di me» racconta la crescita personale. Qual è il messaggio che vuole trasmettere? Quel testo è un altro lavoro che dovremmo compiere su noi stessi per tirare fuori la nostra parte migliore. È una sorta di autoterapia, una seduta di psicanalisi fatta in casa. Lei è vicino al giro di boa dei sessant'anni che per molti cantanti ha coinciso con un parziale ritiro dalle scene. Cosa ne pensa? Penso che Fossati e Vasco ci hanno regalato cose uniche. Spero che la loro decisione non sia così drastica come sembra. Pensare al mondo della musica senza di loro non ha senso. Per me, invece, la vecchiaia consiste nell'avere ancora più voglia di mettermi in gioco. Sono più incazzato oggi di quando avevo vent'anni. Cosa pensa degli artisti che hanno vent'anni oggi? Che c'è qualcosa che non va. Tutto il mondo dello spettacolo ruota attorno a quello che fa Maria De Filippi. E i discografici stanno lì appollaiati sul trespolo. Questi ragazzi hanno solo 18 anni e se gli va male poi si sentiranno svuotati. Senza avere un'altra occasione. Con chi le piacerebbe collaborare oggi? Con Enzo Jannacci perché è un genio. È stato il primo a scrivere e cantare in un certo modo. E poi Lucio Dalla che ho amato alla follia fin dagli anni Sessanta. È stato il più grande visionario e scrittore di musica che abbiamo avuto. Negli anni '80 siamo stati sul punto di collaborare ma io sono un anarchico pazzesco e non sopportavo l'idea che ci potesse essere qualcuno che mi dicesse cosa dovevo o non dovevo fare.