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"Una parola parla, quando vuol dire cose", dice Massimo Morasso, in "Viatico" (Raffaelli Editore), la sua ultima raccolta di versi.

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Nellapaziente ricerca, la parola non è mai gridata, ma rivolta con gesto semplice, preservata dallo sperpero, con profonda responsabilità etica verso la poesia. La vicenda biografica è vissuta sapendo che il dolore non è solo distanza, ma anche rimarginazione, per "ascoltare il cuore / in un silenzio nuovo, / ravvisare il destino / dov'era il desiderio". Il poeta tesse una "grammatica della visione interiore", nell'andamento dialogico e quotidiano della poesia, purificata di ogni scoria. "Se chiudo gli occhi / penso a una costruzione della gioia"; così anche nella sezione di traduzioni, dove il poeta è sempre vicino alle voci di cui s'è nutrito. Nicola Bultrini

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