Quando la giustizia non aiuta uomini e donne a essere genitori
TiberioTimperi racconta «Nei tuoi occhi di bambino» (Longanesi, pag.168 euro 11,60) di un uomo, o meglio di un padre, che vuole poter assaporare ogni istante della vita di suo figlio, ogni suo sorriso o broncio. Ma non può. Il tribunale è stato chiaro: i padri separati possono vedere il loro figlio ogni mercoledì e due weekend al mese. Il dolore invade ogni piccola parte del nostro protagonista, Leonardo Alessi. L'ingiustizia di essere padre e non madre e dunque di non avere gli stessi diritti. L'ingiustizia di dover lasciare la tua casa e adattarti ad una qualsiasi situazione precaria. L'ingiustizia di restare solo. Pochi sanno che, in Italia, su quattro milioni di padri divorziati, tre milioni sono sotto la soglia di povertà. Con questo romanzo, Tiberio Timperi, ci fa entrare nel mondo dei padri divorziati e di quella che lui stesso definisce «un'emergenza sociale» dove ci sono padri che consumano pasti alle mense della Caritas. Padri che trasformano le loro automobili in unità abitative. Ci racconta di madri che, a volte, impediscono ai padri di vedere i propri figli. La Giustizia Italiana è lenta, troppo lenta. I processi durano troppo tempo, e le spese da pagare sono pesanti e lo sono ancor di più per coloro che devono pagare quasi tutto il doppio. La macchina delle separazioni costa ai contribuenti 440 milioni di euro all'anno. Leonardo Alessi cerca di capire come sia possibile che ci siano avvocati che fabbricano ad arte strategie legali basate su false denunce. Si domanda come sia possibile che non si inaspriscano le pene per chi non rispetti i provvedimenti del giudice. Si domanda perché in Italia non venga cancellato l'istituto della separazione e non si introduca il divorzio breve come nel resto d'Europa. Tiberio Timperi però ci narra anche l'animo di un padre che ad un tratto è strappato dal proprio figlio. Di come, all'inizio del divorzio, ogni sua visita al bambino di neanche un anno, è sempre disturbata da persone che cercano di distruggere l'intimità, di creare interferenze. Anche se al primo posto c'è, anzi, ci dovrebbe essere il bambino. Ma spesso non è il bene del bambino ad essere salvaguardato. Un genitore che per natura ama il proprio figlio quando viene privato della sua presenza soffre come un cane, madre o padre che sia. Marinella Colombo racconta in «Non vi lascerò mai soli» (Rizzoli, pag. 210 euro 18), la sua vicenda personale da quando si è innamorata fino ad oggi. Lei è una donna intraprendente, che parla ben sei lingue, laureata in lettere e che con la sua storia ha riempito molte pagine dei più importanti quotidiani nazionali. Marinella è stata sposta con un uomo tedesco e, data la sua abilità nelle lingue, ha accettato di trasferirsi a Monaco di Baviera e lasciare l'Italia, in particolare Milano. Nascono due bimbi, Leonardo e Niccolò. Ma il matrimonio ha iniziato la sua fine quando viene a conoscenza del tradimento da parte del marito decide che questo è l'ultima umiliazione che subirà. Ultima, perché in Germania la cultura e le tradizioni italiane non sono viste di buon occhio. Ma la nostra protagonista non sapeva cosa le sarebbe accaduto... quattro anni di inferno, quattro anni di ingiustizie in tribunale. Lei che credeva nella Giustizia Italiana rimarrà delusa. I magistrati in Italia si fidano più degli avvocati del marito tedesco che quelli della loro connazionale. Quindi chiuderanno gli occhi davanti alle carte falsificate del marito o al fatto che il marito abbia rapito i bambini dopo aver stipulato un accordo. Marinella è stata ben tre volte in carcere senza un vera ragione, le è stato tolto il passaporto, e nella sua casa alle cinque del mattino, in base ad un mandato di perquisizione, entrano una serie di sconosciuti che nascondono nella sua casa una serie di cimici per spiarla. Queste ingiustizie sono accadute quasi a tutte le persone italiane, americane, francesi o di qualsivoglia paese che abbiano sposato un/a tedesco/a. I suoi figli oggi sono in Germania con il padre. Non è stato il loro benessere ad essere tutelato, anzi hanno subito una vera violenza psicologica. Non sono stati trattati come essere umani ma come pacchi trasferibili da un paese all'altro. Il padre è stato definito più volte dagli psicologi, anche tedeschi, ancora non idoneo a gestire i figli. Oggi Marinella è una donna, è una madre che continua a lottare per i propri figli, anche se l'Italia pare abbia deciso di voltarle le spalle: l'Italia, un paese la cui Giustizia è al limite dell'assurdo.