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Grazia Maria Coletti È innamorato dell'Annunciazione da quando era liceale a Roma.

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Sonopassati 50 anni. E Tommaso Claudio Mineo, chirurgo e docente di Chirurgia toracica all'Università di Tor Vergata, nei ritagli di tempo, vaga ancora di chiesa in chiesa. O vola da un capo all'altro del mondo, per ammirare, ovunque siano custoditi - musei, pinacoteche o collezioni private - i dipinti con l'Arcangelo Gabriele inviato dal Padre e Maria che lo ascolta e pronuncia il più bel sì della storia: la vergine quindicenne, poco più di una bambina, che accetta di diventare madre del figlio di Dio e ci salva. È nato così «Il più bel sì. Iconografia dell'Annunciazione», pp. 205, Libreria Editrice Vaticana, prefazione di Stefano De Fiores, mariologo di fama mondiale. Il libro è una selezione di immagini sacre, così come sono rimaste impresse nel ricordo e nel cuore dell'autore che le ha ammirate viaggiando da un capo all'altro della terra, da San Pietroburgo alla pinacoteca comunale di Forlì. Da New York al museo diocesano d'arte sacra a Volterra. Da Monaco a Piedimonte Matese. L'iconografia che ci racconta è "glocal". Ma senza ambizioni cronologiche. Non storia. Ma rosario, spiega l'autore nell'introduzione: «le immagini, con un'armonica ripetitività, disegnano un ideale rosario visivo». Il libro, finito di stampare a febbraio scorso, racconta che l'arte sacra può essere ancora calamita di preghiera. Come lo sono state fino al secolo scorso le immagini sacre esposte in basiliche, chiese e nelle case. Poi - e Mineo cita il cardinale Gianfranco Ravasi - il vincolo così stretto si è «allentato fino ad infrangersi». E l'uomo si è adattato «alla bruttezza che imperversa». Mineo viaggia sulle orme di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. Nel 1999 il papa «santo subito» a furor di popolo, nella sua "Lettera agli artisti", aveva affermato che «per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell'arte». E per papa Benedetto XVI anche «l'immagine è predicazione evangelica». Quando era ancora cardinale e prefetto della Congregazione per la Fede egli, ricorda Mineo, giungeva alla conclusione che «oggi nella civiltà dell'immagine, l'immagine sacra esprime molto di più della stessa parola per la trasmissione del messaggio evangelico».

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