In fondo il nuovo romanzo di Roberto Riccardi è un libro d'amore: di quelli limpidi e puliti che parlano di un sentimento semplice che viene ingiustamente complicato dalla vita.
Ma«La foto sulla spiaggia» non è solo questo: è anche un romanzo storico che si pone un obiettivo ambizioso: quello di colmare il divario umano, sociale e psicologico tra gli anni della Seconda Guerra mondiale e i vicinissimi anni Cinquanta. I primi fatti di quotidiana macelleria: bombardamenti, fame, rastrellamenti e deportazioni. Anni nei quali si partiva per viaggi dai quali «non si sapeva se si sarebbe ritornati»; anni nei quali una saponetta, un po' di «brodaglia» e un giorno di vita erano un immenso tesoro. Dall'altra parte della «barricata» i giorni della rinascita del mondo e dell'Italia, anni, quelli, che «covavano» il Boom economico, anni nei quali si partiva... per le vacanze. Così se nella metà dei Quaranta il problema che avevano i genitori per i bambini era di nutrirli e mantenerli in vita, in una folata di anni, nei Cinquanta e nei successivi, si cominciava a parlare di scuola, di premi per la «promozione», del colore di «quella bicicletta» che, se promossi, di certo doveva arrivare. Due universi diversi, apparentemente privi di comunicazione, ma abitati dalle stesse persone che, forse, ad un certo punto, hanno preferito perdere la memoria. Riccardi racconta la «sua» storia basandosi sul vero dramma di una bambina ebrea uccisa ad Auschwitz nel 1944. E faremo bene a ricordare il suo nome: Sissel Vogelmann e quello della madre morta con lei: Anna Disegni. Su questa storia di una vita «rubata» Riccardi ricuce due epoche storiche, pennellando psicologie, sentimenti, lieti e addolorati, momenti della vita di una bambina: Alba. Si parte dal momento in cui la piccola, con passi incerti, saggia con il piedino la temperatura dell'acqua del mare, in una giornata lieta, nella quale non conosce nulla e la ritroveremo, al termine del romanzo, conscia di sconvolgimenti ed orrori, ma capace di ritrovare lo stesso sorriso e la medesima tranquillità che aveva da bambina. E questo è l'ammonimento di Riccardi: la vera serenità si raggiunge con la coscienza e con la consapevolezza. Non cancellando la memoria. E nessuno si sogni di trattenere le lacrime nelle ultime pagine. A. A.