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La morte diNicola Calipari Un omicidio senza giustizia

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Raccontala storia e l'inchiesta giudiziaria sulla morte di Nicola Calipari. Il funzionario del Sismi che morì durante la liberazione di Giuliana Sgrena a Baghdad. Attuale perché pone in primo piano la «giustizia». Quella che Nicola Calipari non ha avuto, quella che rischiano di non aver i nostri fucilieri del San Marco in India. «L'omicidio di Nicola Calipari», Rubattino editore, è scritto da Erminio Amelio sostituto procuratore della procura di Roma rappresentante dell'accusa nel processo contro Mario Lozano, il soldato americano che sparò e uccise il capo dei nostri 007. Un racconto a ritroso che comincia il 19 giugno 2008 quando la Cassazione mise la parola fine alla conoscenza della verità. Mario Louis Lozano, il mitragliere statunitense del check point «fantasma» «non poteva essere giudicato dall'Italia per difetto di giurisdizione», stabilì la Suprema Corte. Quanta assonanza nelle vicende di oggi così attuali. Ma attuale è anche la morte di Nicola Calipari, il 4 marzo sono trascorsi sette anni da quella fatale sera sull'Irish Route di Baghdad. Una morte che ha commosso l'Italia. Una morte con troppi punti interrogativi che una parte di Istituzioni ha voluto rimanessero senza risposta. Amelio, non ha mai conosciuto Nicola Calipari. Magistrato impegnato contro la criminalità organizzata e contro il terrorismo non ha mai incrociato la sua vita con quella del funzionario di Polizia Nicola Calipari, anche lui per lungo tempo in prima linea contro la criminalità organizzata e contro il terrorismo. Il magistrato lo ha conosciuto dopo la morte. Attraverso gli «atti». Ne ha ripercorsi i sentimenti, le emozioni, lo stile. L'affetto per la famiglia. Ne ha apprezzato l'autorevolezza e il carisma. Un libro scaturito dalla «profonda amarezza», come confessa l'autore costretto a lasciare incompiuta la sua inchiesta. Non per sua responsabilità. Un lavoro certosino di raccolta di testimonianze, di racconti, di dettagli. Amelio ha cominciato a scrivere di getto proprio quel giorno di giugno del 2008. Pagine scritte un po' per rabbia un po' per sconforto. «Poi, però, mi sono fermato - ricorda il sostituto procuratore Amelio - Ho voluto lasciare andare i sentimenti della prima ora. Raccogliere i fatti, le date, riprendere il filo del lavoro fatto da magistrato». Schemi e perizie rimasti nei falconi: perché Lozano non è giudicabile dalla giustizia italiana. La ragion di Stato ha prevalso. Ma chi decide qual è la ragion di Stato? Non si può certo affidarla a coloro che hanno definito la morte di Nicola Calipari «colpa del fato». Come dire che la morte del funzionario del Sismi è stata solo una questione di centimetri. I tanti che mancavano all'aeroporto di Baghdad ovvero alla salvezza. I pochi di quel colpo di mitragliera che poteva colpire un soffio più in alto. Ma non il fato, non il destino causò quella morte. E Amelio ricostruisce la vicenda con la stessa meticolosità di quella requisitoria che mai potè condurre in un'aula giudiziaria. Non soltanto un atto di accusa, ma la ricerca della verità. Il racconto delle emozioni di quell'istruttoria intralciata da tanti impedimenti sul filo del rasoio dei segreti militari e di Stato. Di salvaguardia delle alleanze di chi quelle alleanze le usa e ne abusa. Di regole di ingaggio e posti di blocco mai palesati. Di rapporti contraffatti e verità scomode. I racconti e le testimonianze della «squadra di Nicola». Dei giorni che precedettero quella drammatica sera a Baghdad. Una notte maledetta, piovosa quando Nicola Calipari e Andrea Carpani, dopo lunghi giri tra timori di imboscate e falsi allarmi, riuscirono a prendere per condurla in salvo Giuliana Sgrena. Le telefonate concitate di Calipari con Roma prima di quella liberazione quando qualcuno tentò di intralciare tutto. Eppure Nicola Calipari, in silenzio, era riuscito a riportare a casa i quattro contractor italiani e le due Simone, tutti rapiti in Iraq. Il libro ripercorre le tensioni del viaggio verso la salvezza. Le parole rassicuranti di Calipari all'ormai ex ostaggio Sgrena. E ancora i momenti drammatici della sparatoria ascoltata in diretta dal capocentro del Sismi in Iraq. Il resoconto tragico di quel corpo rimasto inerme sotto la pioggia. Poi ci sono le carte processuali raccolte con tenacia dal pool anti terrorismo della Procura di Roma. le convenzioni internazionali tra le forze alleate. I tentativi maldestri degli Stati Uniti di chiudere il caso e confinarlo nel lungo elenco delle sciagure casuali dei «danni collaterali» dei quali il conflitto iracheno e quello afghano sono pieni. Le schermaglie delle prime udienze dove a fianco alla famiglia, a Rosa, Silvia e Filippo, i pm e l'Avvocatura delloStato a rappresentare la Presidenza del Consiglio e gli italiani tutti. Infine il dietrofront, il ripensamento di non sostenere più la giurisdizione italiana inCassazione da parte degli avvocati delloStato. Una resa prima della sentenza, una scelta che forse ha influito o, forse, già consapevole di doversi arrendere alla «ragione delle alleanze». E mandare assolto chi ha ucciso un servitore dello Stato mentre era impegnato a salvare un'italiana che loStato, il governo voleva fosse salvata. Nicola Calipari è un eroe perché grandi erano gli ideali che lo ispiravano e che serviva. Ha salavto due volte la vita a Giuliana Sgrena: strappandola ai suoi rapitori e proteggendola del «fuoco amico». «Nicola lo ricordiamo come un eroe perché non siamo riusciti a far prevalere la verità della sua morte» confessa Erminio Amelio. Quella verità che può essere scomoda, come sriveva Goethe. Ma necessaria perché un popolo sia libero.

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