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di Lidia Lombardi Qualche anno fa l'hanno etichettata come «città dove si vive meglio».

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Personepacificate tra intelletto e natura, nutrite nella mente e negli occhi, consapevoli di glorioso passato e dunque ben disposte al futuro. Todi felix, viene allora da dire della città che domina la valle del Tevere e guarda con i suoi edifici agli antichi romani, al medioevo, al rinascimento. Il bello di Todi, poi, è che vive di antinomie. Intanto, è paradigma dell'orgoglio di appartenenza al luogo coniugato in chiave civica. Ma l'arcigna rivendicazione della propria municipalità - divenne libero Comune nel XII secolo - si sposa alla magnificenza dei suoi signori: i conti Arnolfi, di Montemarte, gli Atti. Un milieu di feudatari, ricchi mercanti, artigiani, a disegnare floridezza e amenità. Altra sfaccettatura, il rigore morale, il richiamo alla povertà della carne che diventa opulenza di spirito. Ed ecco il più ascetico e icastico tuderte, Jacopone. A sua volta segnato da duplice faccia. Nobile e uomo di legge, però all'improvviso, trentaduenne, trasformato da gaudente in mistico, si dice per la morte tragica della moglie, travolta nel crollo di un pavimento durante una festa in un castello. Jacopone scopre che lei si martirizza indossando il cilicio e decide di espiare per tutta la vita. Si fa frate, segue la povertà di Francesco. Si separa dal mondo e insieme fustiga il mondo e la corruzione molle della Chiesa, dove al rifiuto di Celestino V si contrappone la voracità di Bonifacio VIII. Il teatro di questi opposti è la piazza del Popolo, tra le più belle d'Italia. Da una parte il trecentesco Palazzo dei Priori, sul quale è scolpita un'aquila. Rimanda alla leggenda della nascita di Todi, allorché il rapace rubò la tovaglia ai fondatori che mangiavano a valle e la trasportò sulla collina, indicando appunto dove era meglio insediare il borgo. Negli altri lati il gotico di Palazzo del Capitano e il '200 di quello del Popolo. Poi, a fronteggiare il potere civile, la mole della Cattedrale. L'aura religiosa si impenna nei cinque Santi sepolti nel Tempio di San Fortunato (Jacopone, Fortunato, Callisto, Cassiano, Degna e Romana). Giacciono in sarcofago, circondati da affreschi e dalla Madonna con Bambino di un maestro del Quattrocento, Masolino di Panicale. L'eleganza del Rinascimento è la cupola di Santa Maria della Consolazione, invenzione del Bramante. Mentre l'antico che ispira i secoli della rinascenza è nelle vicine vestigia romane: i Nicchioni, le porte Romana, Perugina, Orvietana. I ruderi riconducono all'aspro latino di fra' Jacopone, alla sua raccolta di Dicta, allo Stabat Mater. Poi svaria nelle laudi in volgare, dal Pianto della Madonna al «que farai, Pier dal Morrone», nel quale incalza Celestino V a cambiare il Papato. Favelle, ritmi, epoche s'incalzano. Todi amata da inglesi e americani adesso diventa jazz, con una serie di concerti. Stasera ospita Enrico Rava ed entra nel circuito «Cittaslow». Come dire, a misura d'uomo.

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