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Aveva 91 anniEra l'ultima dello storico ensemble degli Anni '50 e '60 Addio Lucia Mannucci l'unica nota rosa del Quartetto Cetra

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LuciaMannucci, moglie adorata di Virgilio Savona, è sempre stata il controcanto del Quartetto, il valore aggiunto, oltre che l'autentico segno distintivo. Si aggiunse ai Cetra nel dopoguerra, inaugurando la formazione a quattro destinata a fare la storia dei gruppi vocali italiani, ma anche della rivista, del musica, della radio e della tv. Virgilio e Cia si sposarono nel 1944 e l'entrata in organico di una voce femminile spostò l'asse polifonico del gruppo, decretandone di fatto la fortuna. Prima del suo arrivo, i Cetra avevano modelli vocali quasi esclusivamente afro-americani, fortemente influenzati dai gruppi vocali più popolari in quel periodo, dai Mills Brothers agli Ink Spot. A Lucia venne assegnata la prima voce, con qualche problema per Felice Chiusano che divenne la seconda voce, oltre che il falsetto e il "fantasista". Il Quartetto Cetra poteva già vantare dei piccoli classici, come "Il visconte di Castelfombrone", "La leggenda di Radames" o "Pietro Wughi il ciabattino", ma la presenza di una voce femminile ampliò il repertorio notevolmente. Il debutto avvenne al Teatro delle Arti di Roma, con immediato successo. «Gli applausi di quella serata - ricordò in seguito Savona - furono tra i più significativi della nostra carriera: da mille piccoli segnali ci accorgemmo che il pubblico approvava le nostre scelte e vibrava in sintonia con noi». Parte una vicenda meravigliosa: dal 1947 al 1988 con canzoni indimenticabili, da "Un palco della Scala", "Vecchia America", "Nella vecchia fattoria", "Musetto", "I ricordi della sera", "Ciao mama", "Un disco dei Platters", "Le stelle dell'Orsa Maggiore" e dozzine di altre. Un canzoniere sterminato, entrato in centinaia di programmi e collezioni discografiche, ma anche una grande storia d'amore. Virgilio e Cia si conobbero in radio, all'interno di un provino collettivo. Lui, siculo di nascita, rimane folgorato da questa ragazza bolognese che cantava in un delizioso francese, ma anche dai capelli biondi e da un sorriso disarmante. Lei, un po' meno folgorata, ma già interessata. Nasce un amore che durerà tutta la vita, fornendo l'architrave al gruppo, con una sola separazione: la guerra. Lui in contraerea, lei alla radio momentaneamente solista. «Mi richiamarono sotto le armi, mi spedirono in Sicilia, ma appena potevo tornavo in licenza per le prove, ma soprattutto per Cia. Nel frattempo ci scriviamo lettere d'amore, più di cento in un anno e mezzo». Nel giro di pochi anni si compone il repertorio del Quartetto Cetra: oltre 1500 titoli, canzoni umoristiche, popolari, swing, per bambini, occupando un posto di assoluto rilievo non soltanto nella storia della canzone ma anche in quella del costume italiano. Lunghissima la loro milizia nella rivista, accanto a Sordi, Chiari, Manfredi, per non parlare di quella prettamente musicale, che li ha visti accanto ad Armando Trovajoli e Gorni Kramer. Il successo televisivo arrivò negli anni Sessanta con "Piccola biblioteca di Studio Uno", dove, supportati dall'estro di Guido Sacerdote e dalla regia di Antonello Falqui,ricostruirono in chiave parodistica un po' di tutto, da "Via col vento" ai "Tre moschettieri", da "Il conte di Montecristo" al "Fornaretto di Venezia". Una carriera meravigliosa, carica di gloria, mai uno screzio o un'incomprensione, condotta con intelligenza ad esemplare rigore professionale, sfidando con successo l'avvicendarsi delle mode. Sicuramente un record di creatività, grazie a quella proverbiale musicalità, ironica, lieve, garbata, per tutti. Di quel sodalizio fondato su solide qualità teatrali e musicali e su una rara sensibilità artistica, Lucia Mannucci - dopo la scomparsa di Tata Giacobetti, Felice Chiusano e soprattutto di Virgilio Savona - fu per anni la custode e la memoria storica, preziosa e defilata, ma attenta e critica nei confronti dell'avvicendarsi dei modelli musicali e televisivi.

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