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«Non sono riuscito a farci pace»

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C'èqualcuno, però, che è sincero fino in fondo e ha il coraggio di dire la verità anche quando è scomoda. Come Ricky Portera, ex chitarrista di Lucio Dalla e degli Stadio, che racconta i motivi per cui non ha fatto in tempo a fare pace con Dalla. Ricky Portera, lei suonava con Dalla fino a un anno e mezzo fa. Poi cos'è successo? Abbiamo smesso di collaborare e non me lo ha detto nessuno. Era il tempo del secondo progetto con De Gregori, quello che poi ha portato all'album e al nuovo tour. Che spiegazione si dà di tutto questo? Non sapevo davvero cosa pensare. Ma sicuramente ci sono rimasto male. Dopo 33 anni di collaborazione mi ha ferito davvero tanto. Sa, a volte nella musica intervengono decisioni per così dire politiche. Vale a dire che, magari per motivi che esulano dall'arte, si è costretti a preferire qualcuno al posto di qualcun altro. E allora non c'è niente da fare. Lei pensa che la decisione di farla fuori non sia stata presa da Dalla? Secondo me non l'ha deciso lui. Lei cosa ha fatto? Gli ho scritto una mail chiedendogli spiegazioni. Lui mi ha risposto che le nostre vite professionali si separavano ma i nostri cuori restavano uniti. Poi mi ha detto che io sarei stato il suo chitarrista in paradiso. E da allora non vi siete più parlati? No. Da allora più niente. Io ce l'avevo ancora con lui e adesso mi resta il rimpianto di non aver fatto pace. Tutti parlano dei pregi di Lucio Dalla, ma quali erano i suoi difetti? Ne aveva tanti. Tantissimi. Dal punto di vista professionale, dovevi stare attento a come ti muovevi. Non ti dovevi allargare troppo ma poi, se non ti allargavi, ti diceva che dovevi fare di più. Insomma non si sapeva mai cosa fare. E poi ti faceva arrabbiare due volte di più perché quando discuteva non urlava mai. Poi, subito dopo, gli passava tutto e voleva far pace. Non l'ho mai visto portare rancore a nessuno. Nemmeno a me. Nonostante gli screzi e le incomprensioni, ai suoi occhi quali erano i pregi maggiori? Era un musicista eccezionale. Nel suo campo era imbattibile, il migliore di tutti. Ci sono cantautori che non sanno neanche cosa sia la musica. Lucio era a un altro livello. E poi tutti noi diventavamo personaggi della sua fantasia. Era molto creativo. Sempre. Tra noi si era creata un'intesa fortissima che, prima della lite, ci aveva portato lontano. Di lui cosa ricorda con più affetto? Quella volta in cui eravamo in concerto a Roma. Stavamo suonando un brano poco conosciuto ai più ma che io amo tanto. Si intitola «Cucciolo Alfredo» e si trova nell'album «Com'è profondo il mare». A un certo punto nel testo si dice: «La musica andina è una noia mortale». Poi ci siamo resi conto che dalla platea ci stavano guardando anche gli Intillimani... Car. Ant.

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