E adesso Tarzan sbarca su Marte

Eche altro avrebbe dovuto volere un soldato del mitico 7° Cavalleggeri? Ma qualcosa non andò per il verso giusto e Edgar, che aveva sì e no fatto le scuole dell'obbligo, ma era una persona di fantasia e inventiva, alla fine decise che il mitico 7° Cavalleggeri poteva fare a meno di lui. Alle soglie del Novecento s'inventò diversi lavori, ma, come nell'esercito, qualcosa andò storto e si trovò senza arte né parte, più o meno nel 1910, e ovviamente in bolletta. Così, in modo molto insicuro, provò a scrivere e a pubblicare un lungo racconto fantastico: «Sotto le lune di Marte». Era talmente incerto di questa sua iniziativa che non si firmò col suo vero nome, ma con lo pseudonimo di Normal Bean che, nel gergo delle sue parti, avrebbe potuto significare «un tizio qualunque». Non l'avesse mai fatto: quella storia in cui si concentravano duelli, sfide, lotte, scene di guerra, mostri, astronavi e amori con bellissime principesse, fu un successo eccezionale e gli toccò subito cominciare a scrivere nuovi romanzi dello stesso genere. Che, questa volta, firmò con il suo vero nome. Il protagonista di quel ciclo si chiama John Carter: come Edgar Rice Burroughs è un ex soldato, e finisce senza nessun motivo plausibile sul pianeta Marte. Qui troverà una civiltà decadente nella quale, nonostante le enormi differenze dal pianeta Terra, saper brandeggiare una spada risulterà cosa estremamente utile. Poi, Edgar Rice, non pago (forse dei guadagni) pensò di rimpolpare la sua attività con un personaggino un po' più ordinario. Vive sulla Terra, ha delle avventure, tutto sommato prevedibili, da qualche parte in Africa. Non l'avesse mai fatto un'altra volta: quel personaggio abbandonato da bambino nella giungla e che, alleato di una tribù di scimmie che lo ha allevato, combatte contro tigri e leoni, diventa un successo planetario: uno dei tre-quattro personaggi letterari più conosciuti del Novecento. Si chiama Tarzan e, in pratica, con la sua celebrità ha «cancellato» qualunque altra cosa scritta dal gentiluomo Edgar Rice, il quale, comunque, resterà sempre legato all'avventuriero che lo fatto uscire dalla crisi: John Carter di Marte. E adesso la Disney (ma non solo) ha riscoperto questo personaggio e lo ha portato al cinema con un kolossal pieno di effetti speciali ottenuti con le più moderne tecnologie. In Italia arriverà domani, ma un'anticipazione di questo atteso nuovo film della Disney, «John Carter», c'è stata l'altra sera a Londra, con l'anteprima europea. Sul red carpet, ovviamente, il cast al completo: Taylor Kitsch, Lynn Collins, Willem Dafoe (presente in voce e movimenti sotto la pelle di Tars Tarkus, un alieno verde alto tre metri), Thomas Haden Church, Dominic West e Mark Strong, guidati dal regista Andrew Stanton (quello di «Alla ricerca di Nemo» e «Wall-E») praticamente esordiente nel cinema con attori reali. Per realizzare questo kolossal sono stati necessari cinque anni di lavoro. Il film, fedele ai romanzi, racconta la storia del veterano di guerra John Carter, trasportato per volontà del deus-ex-machina Edgar Rice su Marte, dove si ritrova coinvolto in un conflitto di proporzioni epiche tra gli abitanti del pianeta. Il personaggio Carter, che ben si porta i suoi cento anni, è un po' il nonno di tutti gli eroi di fantascienza, a partire da Flash Gordon fino a quelli di Guerre Stellari. Carter è, più o meno, un Tarzan, anche lui spesso a dorso nudo, immortale che si alterna tra mondi diversi, ed è anche l'antenato dei supereroi moderni. Carter è, come il suo creatore, un gentleman statunitense che ha conquistato l'universo.