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dall'inviato Stava in piedi con gli occhi lucidi.

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Ognitanto fissava nel vuoto, come per raccogliere i ricordi di una vita. Ieri nel cortile d'onore di Palazzo D'Accursio c'era anche Andrea Mingardi. Andrea Mingardi, cosa ha pensato quando ha saputo che Dalla è morto? Ho sperato che fosse uno dei suoi soliti scherzi. Poi l'ho presa male. Non me l'aspettavo. È stato come prendere un cazzotto nello stomaco. Attorno a noi decine di migliaia di persone sono arrivate da tutta Italia per rendergli omaggio. Se lo aspettava? Sono commosso dall'affetto. È un'occasione per fare i conti col significato della vita. La partenza di Lucio per il suo secondo tempo ci farà riflettere tutti. Come l'aveva conosciuto? Ci conosciamo da prima che iniziasse a cantare. Eravamo amici d'infanzia. Siamo stati una coppia di jazz, di cinema, di basket, di calcio e di chiacchiere sotto ai portici. Non potrò mai dimenticare tutti i concerti visti insieme. Da Chet Baker a Gerry Mulligan. Mi viene in mente quella sera al ristorante Continental. Io e Lucio ai lati e Chet Baker al centro. Cosa lascerà Dalla al mondo della musica? È un artista cresciuto attraverso mille esperienze e ha raggiunto i vertici della poesia con sofferenze e studio. Cosa aveva di diverso rispetto agli altri cantautori? Aveva il tempo giusto, qualunque cosa facesse. Perfino una partita di basket. Rispetto ai cantanti emergenti di oggi Dalla si è formato nel tempo, passo dopo passo. Oggi i giovani vengono sbattuti in tv dopo 5 minuti e non hanno la possibilità di crescere. Lucio è un modello di cui si è perso lo stampo. Qual è la canzone di Dalla che lo rappresenta meglio? La mia preferita è «Caruso». Avete cantato insieme in più di un'occasione. Quale ricorda con più piacere? Quando ci siamo esibiti per la ristrutturazione della Basilica di Santo Stefano. Con lui mi sono divertito nella versione italiana di «Time» di Tom Waits. Era difficile duettare con lui? La prima cosa da fare era adattarsi alle sue esigenze e ai suoi umori. Dalla aveva percorsi mentali tutti suoi e, tra una pernacchia e uno sberleffo, aveva le intuizioni e le schegge impazzite del genio. Cosa vorrebbe dirgli oggi? Che non esiste nessun artista italiano in grado di fare quello che ha fatto lui. Per questo non era invidiato da nessuno. Era a un altro livello. Car. Ant.

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