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Turisti stregati dalla Capitale «Veni, vidi e non me vado più»

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Anchequelli che nella Capitale non ci sono nati ma vi sono arrivati (magari non per scelta) da un indistinto Altrove. Questa fetta di abitanti della Capitale non potrà mai vivere sulla propria pelle quello smarrimento dei sensi «per overdose di Bellezza» che prende certi turisti «speciali» (mica quegli ottusi mordi e fuggi vomitati da torpedoni e pullman) durante il loro soggiorno capitolino. La stessa malìa che fece scrivere a Stendhal «ci si annoia a Roma qualche volta durante il secondo mese di soggiorno.. ma se si resta un anno si comincia a desiderare di rimanervi per sempre». Capitava nell'Ottocento, al giorno d'oggi basta una settimana per essere catturati dalla Città Eterna. È successo a Maria Croizat insegnante e scrittrice torinese che ha raccontato la sua indimenticabile vacanza romana nel libro d'esordio «Dietro le quinte - Perdersi nel tempo a Roma» (Edizioni Mercurio). Definirlo una guida è quasi offensivo. Meglio appunti di viaggio ma scritti col cuore, traboccanti di passione e dallo stato di grazia tipico di chi è stato appena colpito dalla freccia di Cupido. Maria Croizat annota tutto quello che la colpisce nel suo vagabondare romano e approfondisce con aneddoti, leggende, reminiscenze storiche, frasi di film, poesie e lampanti sonetti di Trilussa. Saltella dalla Roma dei Papi a quella degli artisti, degli scrittori, degli intellettuali organici e dei cinematografari. I mille volti di una città caleidoscopica dove le pietre cantano, le fontane e i nasoni sussurrano, i vicoli e le piazze immobili nel tempo nascondono sempre qualcosa di nuovo, di inaspettato e pertubante. E dove quando il sole va a dormire dietro il Cupolone e l'aria si fa friccicarella è quasi un sacrilegio starsene al chiuso. Tutt'intorno è un fiorire di emozioni ma anche di dolci mollezze. In questa città è come stare in un ventre di vacca o affondare la mani in una torta di panna morbida. Ma le novità editoriali dedicate alla Capitale non finiscono qui. Approda in libreria dalla casa editrice StudioLt2 pure «Misteri di Roma» di Alberto Toso Fei (che è veneziano e discende da un'antica famiglia di vetrai di Murano). Una lettura avvicente che dimostra ancora una volta che di Roma e su Roma «non c'è solo ancora tanto da scoprire» come conferma nella prefazione Giancarlo De Cataldo «e ciò che conta e che continuerà sempre a contare è il come si racconta». La formula di Fei è semplice: propone degli itinerari e si sofferma tra le pieghe nascoste della storia non ufficiale, dei racconti orali, delle leggende, dei personaggi reali o fantastici, dei Ciceruacchi, delle cortigiane e anche delle Fornarine. In ogni luogo, ogni crocicchio, ponte, edicola di Madonnella, c'è una storia nascosta. Dalla quale ne scaturisce un'altra e poi un'altra ancora. Un viaggio a ritroso che può perdersi nella notte dei tempi. Certe volte è difficile ritrovare il bandolo della matassa. Tante verità e nessuna certezza. Tra i misteri di Roma non potevano mancare i fantasmi che ancora, di notte, vagano come anime inquiete scivolando sui sampietrini. Celeberrimi gli spettri della moglie di Cagliostro o del boia Mastro Titta intabarrato nel suo mantello rosso. Meno conosciuti i racconti delle oscure presenze che stazionano negli antichi palazzi e ogni tanto si fanno sentire. Era l'11 maggio 1861 quando in via del Governo Vecchio al numero 57 nell'appartamento abitato dai signori Tromba si cominciarono a verificare degli eventi inspegabili: piatti che volavano, forti colpi, materassi che si sollevavano dal letto e lievitavano nella stanza. Un'atmosfera degna di un film horror che costrinse i Tromba prima a chiamare la polizia, poi il prete. Nessuno riuscì a capirci nulla. Esasperati i Tromba decisero di andarsene da quella casa: i fenomeni cessarono senza una spiegazione. Si parla spesso dei marziani a Roma. Tra i misteri di Fei c'è la testimonianza di ufo che apparvero all'improvviso nel cielo il 16 maggio 1214. Si trattò di due grandi croci tra il Foro Romano e i Mercati Traianei e di una terza sopra la Basilica di San Pietro. Il fenomeno si ripetè qualche settimana dopo. E cent'anni più tardi, il 10 maggio 1309, quando durante la notte parecchi testimoni affermarono di aver visto una colonna di fuoco spostarsi dal cielo in direzione del suolo. Bisognerà aspettare il 7 novembre 1954 per assistere al ritorno degli ufo nella Capitale. Raccontano i testimoni che in pieno giorno decine di oggetti volanti si disposero a losanghe e a delta per finire col disegnare una croce e poi una X sopra la Città del Vaticano. Segui una pioggia di filamenti lucenti. Sembrava la fine del mondo e invece tutto finì lì.

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