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I testi? Meglio di un racconto d'autore

Lucio Dalla sul palco del teatro Ariston durante la prima serata del festival di Sanremo

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Gianfranco Ferroni è italianista severo e autorevole. Sa sferzare i romanzieri-divi, quelli che fanno passerella da un festival letterario all'altro. Gli scrittori a perdere (dal titolo di un suo pamphlet edito da Laterza) insomma, narcisisti della penna senza spessore. Beh, questo professore di storia della letteratura italiana della Sapienza di Roma si inchina davanti alla qualità dei testi nelle canzoni di Lucio Dalla. Eccolo, il «saggio» a caldo di Ferroni sul cantautore: «È stato capace di formule linguistiche diventate proverbiali grazie a un linguaggio semplice che però sa aprire prospettive ampie. E soprattutto inaspettate». Ma per il professore quali sono le canzoni «per sempre» di Dalla? «L'anno che verrà, A modo mio e 4 marzo 1943, lo stesso mio anno di nascita. Le fischietto quando mi faccio la barba. E ieri per un caso non ho assistito all'ultimo concerto di Dalla. Ero a Zurigo per una conferenza all'università quando ho scoperto che avrebbe cantato. Stavo per comprare il biglietto». Ma insomma, qual è il merito dell'autore di Caruso? «Si è innestato in uno stile musicale melodico, insieme tradizionale e popolare. Perà ha saputo creare qualcosa di alternativo, con contatti con l'universo rock. E ha ottenuto un risultato formidabile sul piano dell'ascolto. So bene che i testi di alcuni motivi non sono suoi. Ma ha cantato le parole di veri poeti, come Roberto Roversi. È anche questo un suo merito». A Dacia Maraini, l'autrice di tanti romanzi famosi come «La lunga vita di Mariannia Ucria» e di «Bagheria», la canzone di Dalla che piace di più è «Nuvolari». «Ho frequentato spesso Lucio, ha partecipato al mio festival teatrale in Abruzzo. Ho amato il suo grandissimo talento e il suo bel carattere. Sembrava timido, introverso. Semplicemente era uno che non si è mai montato la testa. Un generoso antidivo». Bolognese come Dalla e sua compagna di scuola alle elementari l'attrice Piera Degli Esposti. «Lucio era nel banco con mio fratello. Siamo rimasti sempre amici. Quando tornavo in Emilia Romagna stavo a casa sua. Non potrò mai dimenticare le corse in lambretta fino ai colli attorno a Bologna». Dalle lambrette alle Ferrari, passando appunto per Nuvolari. La casa di Maranello usa twitter per salutare «un grande personaggio come Lucio Dalla. È un giorno triste per l'Italia». Pippo Baudo lo giudica «un fratello che si sottostimava, che conosceva il valore dell'umiltà«. L'ultima prova? «A Sanremo. Dietro al pianoforte, ritagliandosi un ruolo defilato, col giovane cantautore Davide Carone. Lucio faceva il controcanto di pochi versi». Aveva un raro primato, Dalla, per Sabrina Ferilli, che col cantautore tenne banco il sabato sera di dieci anni fa su RaiUno con «La Bella e la Bestia»: «Lucio era l'uomo più buono mai conosciuto. Il più generoso, il più libero».

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