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Quando Dino Buzzati raccontava con il disegno

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Trai più originali autori italiani del Novecento, poco prima di laurearsi in Legge, nel 1928, entrò al «Corriere della Sera», del quale fu cronista, redattore e inviato speciale. Giornalista, dunque (razza ostica), ma anche e soprattutto narratore: iniziò l'attività letteraria nel 1933, pubblicando «Bàrnabo delle montagne», cui sono seguiti racconti di successo e numerosi romanzi tra i quali «Il deserto dei Tartari» che, per molti, resta il suo capolavoro. Ma tutto questo non ci fa capire chi fosse veramente Buzzati. Per chi si vuole cimentare nell'impresa forse la strada migliore è affrontare i «fumetti». Sì, perché, anche se in molti non lo sanno, Dino Buzzati fu un disegnatore eccezionale e tra le sue tavole e i suoi quadri possono trovarsi «indizi» sulla sua arte forse più interessanti che in tante opere scritte. Ritorna in libreria, in una bella edizione Oscar Mondadori, un classico della letteratura che è più citato che letto: «I Miracoli di Val Morel», appunto di Dino Buzzati, pubblicato nel 1971 da Garzanti in una limitatissima tiratura e da allora mai più ristampato. Il libro, pieno zeppo di illustrazioni a metà tra Giorgio de Chirico e Roy Lichtenstein, sospeso tra metafisica e un porno-light con inflessioni sado-maso, racconta alcuni miracoli immaginari che la tradizione popolare attribuisce a Santa Rita da Cascia. In sostanza 39 ex voto disegnati dal grande autore. Le vicende sono ambientate a Val Morel e dintorni, località nei pressi di Limana, in provincia di Belluno. fogliare queste pagine dà un'emozione particolare: il tratto di Buzzati è talvolta infantile, per diventare, improvvisamente, elaboratissimo e raffinato. In fondo, diceva talvolta il narratore, per me scrivere o disegnare è la stessa cosa. Ma dai suoi disegni si capisce forse di più della sua personalità vulcanica e lunare al tempo stesso. Buzzati immagina se stesso alla ricerca di un fantomatico santuario di Santa Rita, che però non riesce mai a trovare. Scoprirà che il luogo di culto non è altro che un grosso masso, ricoperto di luccicanti ex-voto. La santa appare qua e là, in alcune immagini come una semplice siluouette, senza volto, che sembra anticipare di un buon decennio i «pupazzetti» di Keith Haring. Questi ex-voto sono stati tutti disegnati, appunto, dallo stesso Buzzati e sono inseriti organicamante nel racconto. Questo, che è l'ultimo libro pubblicato da Buzzati in vita, coniuga, come poche altre opere, le due passioni dell'artista: la scrittura e la pittura. Una sorta di repertorio immaginario, di elenco delle paure e delle passioni, una specie di «conto» presentato al termine della vita, con un pizzico di paura, ma anche con profondità e soddisfazione. Chissà cosa pensava Buzzati del fantomatico santuario. Certo è che tutto ha il sapore dell'allegoria: di un simbolismo arrivato all'ultimo stadio. Il libro ha dato il nome al sentiero che ripercorre i luoghi del racconto: partendo dal paese di Giaon, tocca il santuario di Madonna Parè, una via Crucis e giunge infine a Valmorel. A Giaon sono stati dipinti alcuni murales raffiguranti i miracoli. La prefazione di «I miracoli di Val Morel», pagina finale di questo romanzo esistenziale e poetico che è l vita, non poteva che essere affidata ad un altro «grande». Così Indro Montanelli ha scritto per presentare l'originale romanzo a fumetti dell'amico: «Si proponeva di comporre un album di scherzi, e invece ha scritto con il pennello la sua poesia più bella. Vi ha preposto una spiegazione che vorrebb'essere una burla, e che invece è uno dei suoi più magici racconti». E Montanelli ha certamente colto nel segno. La postfazione è di Lorenzo Viganò. Lo stesso Buzzati definiva il suo «un racconto in trentanove piccoli capitoli, risolto più con le immagini che con le parole». Dietro ai miracoli, ai tratti solo apparentemente semplici, c'è una sorta di album personale che raccoglie, rielaborandole, atmosfere della memoria e luoghi dell'anima, fatti vissuti, ascoltati e sognati in oltre sessant'anni di vita: il testamento umano, artistico e spirituale di un Buzzati che torna alle proprie radici per dirci che la vita è un miracolo, e con un miracolo può cambiare il destino di ognuno. Un messaggio ancora oggi fortissimo: per chi vuole c'è in Internet, su Youtube un interessante «Per Grazia Ricevuta (L'arte fantastica di Dino Buzzati)». Una carrellata dei disegni commentati dalla musica di Mussorgsky, «Una notte sul Monte Calvo». Un segno, come se ce ne fosse bisogno, dell'attualità e della vitalità dell'opera di Dino Buzzati.

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