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Quando il mondo fu salvato dalla mortadella

Albert Einstein vincitore del premio Nobel nel 1921

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Povero Albert! Lo avevano sbertucciato, lui e la fissazione per la relatività, lo spazio-tempo curvo e la pretesa di scoprire il Padreterno nascosto fra i numeri. Invece eccolo lì: ora che conosce la Risposta, se ne sta fra le nuvole col violino a farsi beffe dei neutrini superveloci taroccati. Che figura, i suoi epigoni. Da non capacitarsi, una di quelle robe da far causa all'elettricista: un cavo fissato male e di colpo tacciono tutte le fanfare sulla nascita dell'universo (di questo, almeno). Per mesi ci eravamo illusi di dover riscrivere i manuali di fisica, di buttare il busto di Einstein in uno scantinato polveroso, di dover immaginare un restyling completo del cosmo, disegnandolo in maniere che la mente non può neanche lontanamente percepire, eccetera. Adesso scatta il contrordine. Nell'anno bisesto, poco prima della dissoluzione planetaria annunciata dai Maya, dobbiamo fare marcia indietro e rassegnarci. Di più veloce della luce c'è solo l'aumento della benzina, per il resto siamo lenti come Celentano all'Ariston. Giubila pure la Gelmini, che in un sogno oppiaceo aveva intravisto un tunnel a collegare il Gran Sasso e Ginevra, costruito anche grazie a un contributo italiano da 45 milioni. Ora l'ex ministro cinguetta: «Non ero stata la sola a sbagliare», e vedrai che ci mostrerà un planning dove la A24 si collega alla A1 sulla variante di valico, ed è lì, cribbio, che è stata scavata la galleria che porta in Svizzera, e il progetto è di collegarla alla metro B1- uscita Conca d'Oro e di farla poi arrivare fino al Gottardo, con stretta di mano fra Alemanno e gli ottimati svizzeri. È stato un accidente di cavo a mandare in tilt il cronometro facendolo palpitare per 60 nanosecondi di troppo. E fosse la prima volta! Quattro anni fa, quando il cerchio magico del Large Hadron Collider fu ultimato, dopo 15 anni di costruzione e 8 miliardi di dollari investiti per l'individuazione del bosone di Higgs (la «cosidetta particella di Dio» che celerebbe il più insondato fra i segreti della materia), si verificò un primo imbarazzante contrattempo. Insomma, dopo aver avvitato l'ultimo bullone, posata la brugola e affrontata la bicchierata di buon auspicio, gli scienziati procedettero all'avvio dell'autoscontro fra elettroni e positroni. Pronti? E quello si surriscalda,si guasta. Come un accidente di tostapane con la sottiletta squagliata dentro, o il phon che si spegne quando hai i capelli fradici. Panico: l'interpretazione laica individuò due magneti posizionati a capocchia, quella fideistica ipotizzò un "avvertimento" dell'Onnipotente, indispettito dal tentativo umano di svelare l'enigma della Creazione. Terza spiegazione: si parlò di un collaudo prematuro, perché il responsabile uscente del Cern non voleva lasciare la gloria dell'esperimento al suo successore. La verità venne fuori molto dopo. L'acceleratore restò fermo per mesi, una di quelle cose che ti fanno imbestialire quando vai dal meccanico e quello sa solo dirti che ha cambiato lo spinterogeno e a questo punto la macchina (che non parte neanche dopo la riparazione) per lui è "come nuova". Il tunnel sotterraneo fu ispezionato per tutta la lunghezza dei 27 km, e il risultato fu che, al momento del mancato Big Bang simulato, al suo interno doveva esserci un corpo estraneo. E che corpo? Si pensò a un sorcio o di una lucertola poi finiti atomizzati. O peggio, a una lattina di Coca lasciata lì da qualche operaio durante la pausa pranzo. L'umanità temeva che il test la facesse precipitare in un buco nero, ma fu salvata da un panino con la mortazza. Come spesso accade, quando il buco è nello stomaco e non fra le galassie.

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