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Tre libri di aforismi. E uno in uscita

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Siintitola «Aforismi del dissenso. Tutto è perduto fuorché l'amore». Un ritorno, quello di Gianfranceschi agli aforismi, che egli scriveva con il diletto che gli veniva dalla snobistica ironia con la quale guardava il mondo, troppo affannato e stupido. Ma eccoli, alcuni dei suoi motti. Da «Elogio della nostalgia» (2002): L'uomo si adatta a tutto, anche ai propri simili; Morire, che esagerazione!; Dicono che ho molta forza di volontà. Temo, invece, di avere la forza della vanità: un vizio capitale che però è così terapeutico; Perché le grandi domande sono sempre migliori delle risposte? Da «Il Reazionario» (2004): «Peccato della carne? Direi peccato della forma. Se non avesse quella forma, la carne non indurrebbe in tentazione»; «Ti è concesso d'amare blandamente altri piaceri, non l'amore»; «Se temi la solitudine, lei ti divora. Affrontala energicamente fino a signoreggiarla: allora percepirai accanto a te una folla ti presenze amiche»; «Se non leggi non scrivi. Forse lo scrittore è il mezzo usato dai libri per riprodursi»; «Forse una sola legge basterebbe: è permesso tutto fuorché ciò che ferisce la bellezza». Da «Lode della torre d'avorio» (2007): «Il mondo si gioca su tre parole simili: caso, causa, caos»; «Le cose sarebbero chiarissime se gli intellettuali non le spiegassero»; «La fraternità con i libri è forse la più alta forma di vita sociale»; «La vita, una lotta indomabile contro il sospetto che tutto sia vano»; «Il buonismo è il lato viscido della cattiveria»; «Gli intellettuali sono divisi su tutto, ma uniti dalla cretineria»; «La felicità? Basta non badarci per vivere meglio». Li. Lom.

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