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L'addio rumoroso di Mazzi a Sanremo

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SANREMO «Avevo preso da un mese questa decisione», sospira Mazzi nel momento fatale. In effetti, a rileggere lo speciale del «Tv Radiocorriere» stampato ben prima dell'avvio del Festival, la notarella scritta dal direttore artistico cominciava con "Al mio ultimo Sanremo...". Decisione poi ufficializzata all'ultimo secondo dell'ultima conferenza stampa prima della finale, un beau geste per uscire incolume e senza macchie sulla giacca mentre in casa già volano piatti. «Nessuno mi ha chiesto dimissioni, ma considero concluso questo percorso. In questi sette anni ho consumato tutte le idee, da domani sarò un po' disoccupato, ma avrò altre cose da fare». Come, ad esempio, portare all'Arena di Verona la finale e forse la semifinale di "Amici", verso l'estate. Lo fine dell'amore con la Rai si è consumata giorno dopo giorno, fino all'atto irreparabile, mentre la nomenklatura di Viale Mazzini siricompattava dietro la linea dettata da Lorenza Lei, "gli ascolti non equivalgono necessariamente alla qualità". Mazza riallineava Raiuno: «Condivido parola per parola la lettera della direzione generale. Avrei potuto scriverla io». È stato a quel punto che si è consumato lo strappo. «A me invece quella nota è dispiaciuta», si adombrava Mazzi, «l'ho trovata eccessiva, come se la Lei fosse stata forzata a farla». Qui non si tornava indietro. «Quella lettera equivale a dire che ho portato al festival un delinquente senza qualità. Questo è Celentano per voi? Lo dovete dire chiaramente, caro Mazza! In privato mi fate in complimenti, in pubblico non dite se siamo stati bravi! Allora vuol dire che c'è qualcosa di poco sano!». Morandi si ritrovava in mezzo alla secessione: «Anche a me è dispiaciuta questa cosa». Ma tra un applauso a Mazzi e un bacio sulla guancia a Mazza, Gianni si è scoperto più centrista che mai, anche perché non fa mistero di puntare a un terzo mandato festivaliero. Per ora è qualcosa di mezzo tra un sogno e un miracolo. Intanto gli ascolti della quarta serata non sono andati come si sperava; poco meno di 11 milioni e mezzo di spettatori (39,6 di share). Però è ancora presto per candidarsi, e comunque tira un'ariaccia. In Rai vogliono fare tutto in casa, per il prossimo anno. Il problema è che non è ben chiaro chi governerà l'azienda tra dodici mesi, né se si procederà alla sostituzione di un Cda in scadenza di mandato. Con i tecnici in sella, gli orizzonti politici sembrano imperscrutabili, e in mancanza di sorprese Sanremo 2013 cadrà in periodo elettorale. Figuriamoci se ai piani alti di Viale Mazzini qualcuno si preoccupa ora di costruire la nuova squadra per le incombenze rivierasche. Ogni nome è buono, nessuno già opzionato. Il primo della lista è Fiorello, che a mezza bocca ha fatto capire che non si limiterebbe a fare il presentatore, chiedendo la direzione artistica della rassegna, Riesumare Baudo? Possibile, ma improbabile. Conti? Lo si nomina sempre a questo punto della stagione, ma dal conclave sanremese esce sempre cardinale. Un prestito Mediaset? Maria? Gerry? In fondo, loro qualche debituccio con il festival ce l'hanno. Ste.Man.

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