Marano: non posso bloccare Celentano
Ilruolo di "commissario" non gli piace: ci tiene a ricordare che lui è il vicedirettore generale Rai, e che, anche se giudica «le parole pronunciate da Celentano non da servizio pubblico», per questa gita in riviera non ha ricevuto da Viale Mazzini «il mandato di bloccare Adriano». Allora che razza di "plenipotenziario" è, gli vien chiesto? Marano fa l'elenco delle medaglie: «Verifico l'armonizzazione dei palinsesti, mi occupo del marketing, sposto i programmi che non vanno. Se non sono d'accordo sulla linea editoriale ne parlo con il mio interlocutore, che qui non è Mazzi né Celentano né Lucio Presta. Ma è il mio lavoro quotidiano». E allora perché è stato paracadutato in fretta sul relitto dell'Ariston? «Per controllare che la macchina funzioni, e ieri ha funzionato». La sensazione è che anche lui faccia il pesce in barile, e che si sia mascherato da innocuo tecnico quando in realtà Lei e Garimberti, non avendo ottenuto le dimissioni sic et stantibus del direttore di Raiuno Mazza, abbiano materializzato a Sanremo proprio l'ingombrante Marano per chiudere una stagione artistica e gestionale, e per individuare un responsabile da sacrificare in questa stagione declinante della tv pubblica. Tutti giocano la guerra del vuoto di potere, tra Roma e la Liguria. Ma con quali armi? All'ora di pranzo si annunciava l'ardua sentenza del Cda, che giudicava «irricevibile» la lettera con cui Mazza, invece di farsi da parte, sosteneva che non fosse colpa sua quanto accaduto nel grottesco show di Celentano, e questo in virtù di un contratto che concedeva piena autonomia al cantante. Contratto approvato e firmato, alla fine della fiera, nelle stanze dei piani altissimi dell'azienda, e non dalla rete. Nella sua missiva, Mazza ricordava che «se la direzione generale rilevasse la violazione del codice etico che l'artista si era impegnato a rispettare, può riunire subito la commissione apposita, e prendere le decisioni del caso». Commissione al centro della quale siede, guardacaso, Antonio Marano, e che non si ritroverà attorno a un tavolo prima di una settimana. Guardate che minuetto: ognuno degli imputabili addita discretamente un altro responsabile, tutti dentro il bunker Rai. Gli esterni sono già stati gettati a mare, in primis il direttore artistico Mazzi, che dopo sette anni non si vedrà rinnovare (a meno di ribaltoni lunari) l'accordo per il festival 2013: che sarà gestito in casa, «senza superospiti» ingombranti né «supercompensi», fa sapere il direttore dell'Intrattenimento Leone. Intanto c'è da risolvere una volta per tutte la grana Celentano, che era atteso in conferenza stampa oggi: ma poi si è voluto evitare di gettarlo in pasto ai giornalisti. Non tutti fra loro potevano essere ben disposti verso il Molleggiato. Di lui si sa che tornerà domani, per la finale. E chissà se qualcuno dei maggiorenti Rai oserà dare un'occhiata furtiva al «gobbo», cioé il monitor segreto che Celentano si è portato da casa. Lì sopra ci sono i testi dei suoi sermoni. Stante la piena autonomia concessagli, nessuno, neppure Mazza, ha finora avuto modo di sbirciarli.