L'insostenibile lunghezza del Festival

Dopoil Platinette di ieri vale tutto. Ma è proprio necessario sbrodolare il Festival tra mille rivoli, spalmandolo su cinque serate di cui non si sente il bisogno? È proprio necessario far sentire le canzoni mille volte? In tutte le salse? Che tanto i ritornelli vincenti arrivano subito alle orecchie del pubblico? Senza contare la lunghezza delle puntate. È vero che ogni tanto fa bene fare le ore piccole. L'altra notte, però, stavamo proprio per arrenderci di fronte al richiamo di Morfeo. La nostra unica colpa era voler conoscere i nomi dei ripescati dal televoto. Abbiamo attraversato mille improbabili duetti, mille balletti, mille sketch (?). Ma non c'è stato niente da fare. Le lancette dell'orologio correvano veloci ma del verdetto finale neanche l'ombra. Abbiamo cenato, messo a letto i bambini, riordinato la cucina e sdraiati sul divano. All'Ariston si continuava a menare il can per l'aia. Per la felicità degli sponsor. Un po' meno per quella di Morandi, le cui stecche si moltiplicavano in modo inquietante col passar delle ore. Quando tutto sembrava perduto e l'una di notte era passata da un pezzo, una luce di speranza. Con l'unico occhio ancora mezzo aperto abbiamo fatto appena in tempo a scoprire chi aveva passato il turno e chi no. Noi no. Siamo crollati prima del sottofinale. E meno male che quest'anno il collegamento con l'Ariston comincia prima del solito... Ma non disperiamo. Se tutto va bene stasera è l'ultima.