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Adriano scatena la guerra finale in Rai

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SANREMO Infiltrarsi nel bunker di un boss sarebbe meno rischioso: ma quando il vostro cronista arriva sotto il palco dell'Ariston, le prove top-secret del Molleggiato si rivelano più indecifrabili di un codice alchemico. Adriano canta: ecco la «Cumbia che non cambia», e poi, ancora dal nuovo cd (non è promozione, no) si roda «Non so più cosa fare», per un duetto con Morandi. Poi altri frammenti di Bill Haley già sentiti nella sera dell'apocalisse. E fin qui. Ma quando arriva la parte del sermone siamo davanti alla più frustrante delle prove audio: «Blablablabla». Niente. E il «gobbo elettronico» portato da casa? Gli autori di Sanremo spergiurano: «Parlerà a braccio, niente testi preparati». Figurarsi. Però, a torturarli, capisci che si annuncia «un'altra serata fragorosa»: che poi siano effetti speciali con bombe o solo parole incendiarie, questo lo si vedrà. Tramonta l'ipotesi di un'intervista condotta sul palco da Giovanni Floris. Qualcuno mormora che la cosa sia svanita perchè il conduttore di «Ballarò» non vuol saperne di domande da far approvare dal Clan.Così come sembra lunare il «piano M», cioè che a fare da compare dialettico di Celentano possa esserci Santoro. Anzi, Mikhail manda a dire che la cosa non sta né in cielo né in terra. Eche farsene dello studio tv allestito all'Hotel Globo? Di certo, la notarella più sapida da bordopalco è stato l'abbraccio fra Celentano e D'Alessio. Con il primo a dire al secondo:«Spero che vinciate tu e Loredana», e l'altro: «Adriano, mi hai emozionato più di Maradona!». Baci, flash, poi Claudia Mori presenta il marito al "commissario" Marano. Chi meglio di lui per capire come diavolo si possano sgarrare i tempi della scaletta fino a toccare le cinque ore (come è successo giovedì) e annunciare i ripescati Carone e D'Alessio all'una e mezzo del mattino? Lui dice che tutto si aggiusterà, anche se la mezz'ora prevista di Celentano per stasera rischia di far gonfiare il blob sanremese fino alle prime luci dell'alba. E sperando che tutti continuino a volersi bene in casa Rai anche dopo la nuova esternazione del superospite. I consiglieri Verro e Gorla, che saranno seduti in prima fila, minacciano di andarsene se il vecchio rockettaro dovesse far piovere nuove invettive dal palco. Intanto Gianmarco Mazzi, mai così nervoso, mancava alla promessa di annunciare il suo futuro («Voglio evitare di farlo di venerdì 17»), anche se tutti già gli fanno ciao ciao con la manina. Lamentava che nessuno dalla Rai gli avesse fatto «pubbliche carezze» per il lavoro svolto, dimenticando che tra Sanremo e Viale Mazzini volano i machete: ieri Mauro Mazza ha chiesto al direttore generale Lorenza Lei di assumersi «la propria parte di responsabilità per aver avallato e sostenuto il contratto di Celentano, di cui anch'io caldeggiavo la firma». E la direttorissima ha risposto sottolineando che la scelta era «maturata sulla base di una convinta richiesta della Direzione Artistica e della Rete con assunzione dei rischi legati all'imprevedibilità dell'artista». La Lei auspicava comunque che «il buon senso e la correttezza» prevalessero in queste due ultime serate e che non fosse necessario «procedere a iniziative conseguenti a violazioni contrattuali», perché «gli ascolti per la Rai sono importanti ma non possono rappresentare l'unico elemento di valutazione. Occorre coniugare ascolti e qualità». Amen. Ste.Man.

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