Morandi all'attacco contro chi dice «no» al Festival di Sanremo
Concantanti, musicisti, discografici a commentare l'assurda morte di Whitney Houston (previsto e doveroso l'omaggio alla regina del pop dal palco dell'Ariston) e a ipotizzare la scaletta di domani. Molte delle voci in gara sarebbero contentissime di proporre un tributo, sia pure corale, alla grande e sfortunata cantante del New Jersey. A cominciare da Nina Zilli, grande sostenitrice della soul music. Ma poi se ne vanno A tapparsi nei loro hotel (in riviera si gela) dopo il velocissimo il ritmo delle prove. E Gianni Morandi che fa? Prevale il gusto un po' amaro del rimprovero nei confronti di quegli artisti che si tengono alla larga dal Festival, a cui magari devono tutto.Una folta schiera (Vasco Rossi, Zucchero, Eros Ramazzotti, Carmen Consoli, Laura Pausini e molti altri ancora), che vedono in Sanremo una ideale vetrina, ammesso che abbiano qualcosa da promuovere. Beninteso come ospiti, non certo come cantanti in gara. Morandi, nella doppia veste di conduttore e direttore artistico, è andato giù duro, sostenendo che si tratta ormai dell'unica possibilità che hanno ormai i cantanti di fare il loro mestiere in televisione. L'ex ragazzo di Monghidoro ha ragione. Peccato che lui abbia fatto la stessa cosa. Dal 1962 al 1970, nel periodo in cui era il cantante italiano più popolare (trenta milioni di dischi venduti), si sia ben guardato da mettere i piedi a Sanremo. Gianni Ravera ed Ezio Radaelli, gli organizzatori di allora, iniziavano a corteggìarlo in piena estate, sempre con esiti fallimentari. Poi arrivarono, gli anni Settanta, il brutto cono d'ombra del cantante emiliano, e le cose cambiarono. Morandi cambiò atteggiamento sul Festival, iniziò a frequentarlo e più tardi ne vinse anche uno. Questo per dire che «gli uomini non cambiano» (e nemmeno i cantanti) per citare un verso che da queste parti ha avuto una certa fortuna. Il più felice sembra essere Rocco Papaleo, l'unico ad aver già vinto e ad avere fatto bingo solo per il fatto di essere lì Passando ad Adriano Celentano, sono in molti a chiedersi del suo totale silenzio come risposta al cronista del Tg1 alla ricerca di qualche anticipazione. È come se il cantante avesse fatto ricorso alle Teche Rai, riproponendo uno spezzone dei suoi celebri silenzi. Adriano Celentano è il più grande performer che la musica leggera italiana abbia mai avuto. Dovrebbe fare quello. Se crede di riproporre silenzi, mutismi, borbottii e qualche sperone proto moralista con uso del sociale, potrebbe andare incontro a qualche delusione. L'Italia di oggi non è quella degli anni Ottanta.