Il Belli: uno scudo per la carità e tutto il resto al mio caro figlio
«NelNome del Signore Roma, a dì 19 di agosto 18trentasette Io sottoscritto Giuseppe Gioachino Belli del fu Gaudenzio Belli di Roma, sono per divina misericordia così di corpo come di mente, sensi, vista, loquela, udito ed intelletto, non volendo (ed in ispecie negli attuali momenti in cui il flagello del Cholera asiatico principia a percuotere questa città) essere prevenuto dalla morte senza aver disposto delle mie cose e provveduto alla futura sorte del mio carissimo figlio Ciro, costituito e presente in età pupillare e già orbato di madre, ho risoluto di scrivere e sottoscrivere siccome di propria mia mano scrivo e sottoscrivo il mio ultimo e nuncupativo testamento. (...) Il mio corpo, divenuto che sarà cadavere, ordino e voglio che senza alcuna specie di pompa venga trasportato dalla mia abitazione fino al luogo della sepoltura come suoldirsi per carità o in forma pauperum; e ciò non solo per risparmiar gravezze e dispendi al lieve patrimonio di mio figlio, ma eziandio e più specialmente in risguardo della umiltà e della mortificazione dovute alle colpe quali si è innanzi a Dio macchiata la mia vita.(...) In quanto ai suffragi, prego il mio dolcissimo figlio (o chi per esso, dove sia egli ancora in età pupillare o minorile) di far celebrare per riposo del mio spirito una messa in uno degli altari privilegiati dei Sommi Pontefici. Item, per ragione di legato lascio uno scudo al pio instituto di carità. Item, col ritratto di quelli fra i miei oggetti personali che al mio erede, o a chi per esso, parrà di alienare, ordino e voglio che comperate dieci libre di cera di mandino in dono al R.vo Monistero delle Vergini adoratrici perpetue del Sacramento (fra le quali trovasi la mia dilettissima sorella Suor Maria Beatrice di S. Carlo Borromeo) affinchè ardano innanzi all'amorosa Eucarestia in espiazione dei miei peccati. In tutti poi gli altri miei beni, mobili, immobili, semoventi, robe, ragioni ed azioni, sì presenti che avvenire, io di mia piena e assoluta volontà, instituisco, chiamo, nomino, dichiaro e voglio che sia erede il mio carissimo figlio Ciro, avuto in costanza di matrimonio, dalla a me premorta mia amatissima moglie Maria Conti del fu Valentino; e questa nomina io faccio liberamente, con piena ragione, e nei migliori modi voluti dalle leggi del nostro Stato».