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Cèzanne superstar i suoi «giocatori» superano ogni record

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Masono altri a guadagnarci, non certo l'artista. E così Paul Cézanne, morto dopo tanti insuccessi nel 1906 a causa di una polmonite presa per aver voluto dipingere en plein air durante un temporale, è ora ufficialmente l'artista più caro al mondo. Solo adesso si è saputo che i suoi «Giocatori di carte», l'unica delle cinque versioni rimasta in mani private, nell'aprile dell'anno scorso, a Londra, è stata acquistata all'asta dalla famiglia reale del Qatar per la cifra strabiliante di 158 milioni di sterline, pari a 250 milioni di dollari americani. Quando i reali del Qatar sono intervenuti all'asta tramite GPS, un triumvirato di mercanti d'arte famosi per la loro discrezione, il capolavoro di Cézanne era conteso a suon di milioni di dollari da due onnipotenti galleristi come Larry Gagosian e William Acquavella che avevano portato la quotazione a 220 milioni di dollari. L'offerta secca e decisa proveniente dal Qatar ha chiuso i giochi. Il quadro apparteneva agli eredi dell'armatore greco George Embiricos che durante la sua vita aveva sempre rifiutato di venderlo. Secondo l'esperto di economia dell'arte Victor Wiener «questa aggiudicazione cambierà per sempre il mondo dell'arte. Ora infatti tutti useranno questo prezzo come punto di partenza che trasformerà senza dubbio la struttura del mercato». Giudizio condiviso da Nicolai Iljine, consulente del Guggenheim di New York, che precisa: «Adesso non ci sono più tanti capolavori assoluti in vendita sul mercato e c'è grande concorrenza per accaparrarsi le opere rimaste». Questa aggiudicazione strabiliante ha aperto un vero e proprio abisso con i record precedenti. Finora l'opera più cara era «Number 5» (1948) di Jackson Pollock, pagata 140 milioni di dollari nel 2006, seguita da «Woman III» (1952-53) di Willem de Kooning, aggiudicata a 137,5 milioni di dollari, sempre nel 2006. Questi due record hanno sancito, fino ad oggi, il temporaneo dominio economico dell'espressionismo astratto americano sull'impressionismo francese. A seguire ecco «Adeke Bloch-Bauer I» (1907) di Gustav Klimt con i suoi 135 milioni di dollari e poi «Nude, Green Leaves and Bust» (1932) di Pablo Picasso, con 106,5 milioni di dollari per poi arrivare a «L'uomo che cammina» di Alberto Giacometti, con 104,3 milioni. Una distanza intergalattica separa poi l'aggiudicazione dei «Giocatori di carte» rispetto al record precedente per un'opera di Cézanne, una natura morta del 1893-94 aggiudicata nel 1999 a 60,5 milioni di dollari. Le altre quattro versioni della serie sono al Musée d'Orsay di Parigi, al Moma di New York, al Courtald Institute di Londra e alla Barnes Foundation di Philadelphia. Anche quella comprata dai sovrani del Qatar finirà comunque in un museo che molti indicano come la star architettonica dell'immediato futuro: il Museo Nazionale del Qatar progettato da Jean Nouvel, che aprirà nel 2014 e che già può vantare capolavori di Rothko e Warhol. Nei «Giocatori di carte» (1890-1892), opera riprodotta in qualsiasi manuale di storia dell'arte, è protagonista la concentrazione di due uomini che si sfidano in un'osteria del paese. Sono due lavoratori della fattoria paterna fuori Aix-en-Provence, il giardiniere Pauline Paulet e il contadino Pere Alexandre. «Oggi tutto cambia nel mondo – scrisse Cézanne – Ma non per me. Vivo nella mia città e riscopro il passato nei volti di gente della mia età». Usando quasi esclusivamente marrone, ocra e rosso, Cézanne raggiunge anche in quest'opera il suo obiettivo di solidificare l'impressionismo, di rendere durevole e quasi eterno l'attimo fuggente. Come ha scritto Argan, per Cézanne la pittura deve esprimere «le strutture profonde dell'essere», deve essere «una ricerca ontologica, una sorta di filosofia della coscienza». E per rendere l'opera più reale e non artefatta, l'artista inclina e destabilizza l'asse centrale, facendo in modo che il nostro sguardo percepisca una sorta di vibrazione interna al quadro. Oggi che il mercato detta legge anche per definire il valore assoluto, e non solo economico, di un artista, possiamo dire che questo record rende il giusto merito ad un titano della pittura, senza il quale non ci sarebbe stato, quanto meno, il cubismo di Picasso e di Braque. Aveva ragione a difenderlo fra mille critiche Georges Riviére che scrisse di lui nel 1877: «Egli è, nelle opere, un Greco della belle époque; le sue tele hanno la calma, la serenità eroica delle pitture e delle terrecotte antiche».

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