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I mostri di viale Mazzini aprono le porte a quello della via Gluck

Adriano Celentano

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C'è chi pensa che Celentano sia un imbecille col botto. Ma io non sono d'accordo. Imbecilli col botto sono tutti coloro che sono disposti a prenderlo sul serio, e tutto lascia supporre che si tratti di molti milioni di italiani. Lui invece è un oggetto assai più raro e interessante di qualsiasi imbecille col botto. Gli imbecilli col botto sono dopotutto persone comuni, così comuni che se ne trovano in giro a bizzeffe. Invece lui – questo deve essergli riconosciuto – è un autentico mostro “sui generis”, vale a dire unico nel suo genere. Questo però non vuol dire che egli sia un essere feroce come i mostri delle antiche fiabe. Vuol dire piuttosto che è, come vuole il significato originario dell'espressione, un essere vivente, reale o immaginario, dotato una o più caratteristiche straordinarie, per le quali si discosta enormemente rispetto agli esseri umani considerati normali e ordinari. Il termine mostro ha certamente, in genere, una connotazione negativa. La parola stessa (dal latino “monstrum”) significa "portento", "prodigio", e può assumere sfumature ambivalenti. Se inteso in senso positivo, o perlomeno ambiguo, il mostro è accostabile ai “mirabilia”, vale a dire al regno delle cose straordinarie, favolose e stupefacenti. Se invece è inteso in senso negativo, si carica, secondo il contesto, di una valenza fisica e morale. Esiste tuttavia una terza famiglia di mostri, né positiva né negativa, ma di un'assoluta innocenza: quella dei cosiddetti "fenomeni da baraccone". Sono sicuro che Celentano ha sempre creduto di appartenere, appunto, a questa innocua categoria di mostri. Ma io non sono altrettanto sicuro che abbia ragione. Sono anzi certo che su questo punto si sbaglia. Infatti lui non è affatto innocuo. Si sono forse mai visti dei rompiscatole innocui? Ora che di lui si è tornato a parlare per questa sua ennesima gagliarda contesa con la Rai, mi sembra comunque doveroso riconoscere, anche a costo di offenderlo contestandogli, in questa specifica circostanza, il primato assoluto della mostruosità baracconesca, che il muro del suono del mostruoso da baraccone non sia stato sfondato da lui ma dai dirigenti della Rai. L'argomento non è certo elettrizzante. Non lo è anche perché sui motivi per i quali quelle eccellenti persone non hanno nemmeno questa volta resistito alla tentazione di cimentarsi in un match di specie non solo squisitamente contrattuale ma anche gonfio di temerari sottintesi ideologici, con l'ormai venerando “molleggiato”, è stato già detto e scritto tutto. Tuttavia non mi risulta che il più toccante di quei motivi sia stato ancora indicato. Mi riferisco ovviamente all'impegno assolutamente eroico con cui questo geniale menestrello pensatore ha provveduto, zitto zitto, a salvare l'Italia. Massima espressione di questo impegno – ricordate? – fu una lettera che scrisse, verso la fine dell'anno scorso, al quotidiano “Il Fatto” per rivelare urbi et orbi una cosa a cui in quel giornale nessuno aveva ancora osato pensare. Rivelò, cioè, che per salvare l'Italia occorreva affrettarsi ad abolire Berlusconi. Da questa strepitosa rivelazione, e ancor più dal fatto che “Il Fatto” avesse avuto il coraggio di pubblicarla, così implicitamente ammettendo che finora nessuno dei suoi cervelloni era riuscito a farsi venire in mente questa audacissima idea, ci sembrò doveroso dedurre, primo, che allora l'Italia non era ancora stata salvata, e, secondo, che a salvarla avrebbe presto provveduto lui. E dire che in giro c'è un bel po' di gente che è convinta che a salvarla ci abbia pansato un certo Giorgio Napolitano, con l'aiuto di un certo Mario Monti, e in effetti dello stesso Silvio Berlusconi, visto che il Cavaliere, anziché farsi abolire, ha preferito auto-abolirsi…. Essendo così andate le cose, perché dunque stupirsi se i mostri di viale Mazzini hanno avvertito il bisogno di permettere a quello della via Gluck di tornare a prodursi a Sanremo nel ruolo del profeta Salva-Italia?

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