Francesco De Gregori: «Non mettete i miei testi nelle antologie scolastiche»
FrancescoDe Gregori siede sulla poltrona di velluto del Tempio di Adriano di Roma, mentre Federica Gentile lo intervista per «Ritratti di poesia». «Alcuni miei testi sono stati pubblicati in antologie destinate ai banchi di scuola - racconta De Gregori - ma è un'abitudine che non mi piace. È come mutilare le mie opere. I testi delle canzoni non sono conoscibili senza musica. Poeti e cantautori sono legati a leggi diverse. I primi danno un ritmo alla parola stessa. I cantautori, invece, si basano sulle battute musicali in una logica completamente diversa». Non solo poesia, De Gregori parla anche di mercato e delle logiche del profitto. «Il poeta ha un rapporto schivo col mercato - prosegue De Gregori - Invece chi fa canzoni deve tenerne conto. Poeta e cantautore si assomigliano perché entrambi sono i migliori lettori di se stessi. Secondo me, i poeti dovrebbero andare a leggere anche nelle scuole. Farebbe bene alle scuole e forse anche alla poesia». Discorso a parte merita la tecnologia. «Preferisco il libro all'iPad. Mi dà più soddisfazioni». Car. Ant.