di Carlo Antini Petrolio, interessi finanziari, mafia, vertici militari.
Quelloche successe a Dallas il 22 novembre 1963 fa ancora paura. E non solo agli Stati Uniti. La distanza tra verità «vera» e «manipolata» è il raggio d'azione in cui si mosse perfino Jacqueline Kennedy, le cui confessioni cominciarono a scalfire il muro dell'omertà. L'omicidio ha avuto fin dagli anni '60 una troppo facile verità ufficiale, quella stabilita dalla commissione Warren, che identificò in Lee Harvey Oswald l'unico responsabile. Ma la dinamica della sparatoria, le lacune nelle indagini, i poteri coinvolti, spinsero i Kennedy a cercare un'altra verità. Per questo vollero una controinchiesta, sostenuta dal generale De Gaulle e dai servizi segreti sovietici: ne nacque un dossier intitolato «The Plot» da cui emergeva, con nomi e cognomi, il quadro di una cospirazione ai danni del presidente americano. Pubblicato per la prima volta nel 1968 col titolo «Farewell America» da una casa editrice presto scomparsa con sede in Liechtenstein, il libro uscì anche in Italia su richiesta di un misterioso committente. Poche copie che non sfuggirono al giornalista Saverio Tutino, il quale ipotizzò che la pubblicazione fosse avvenuta per scelta di Gianni Agnelli. La pubblicazione è avvolta nel mistero anche perché, nelle librerie, il libro uscì firmato con lo pseudonimo James Hepburn. Lo stesso testo viene ora ripubblicato dalla casa editrice Nutrimenti in un'edizione a cura di Stefania Limiti intitolato «Il complotto - La controinchiesta segreta dei Kennedy sull'omicidio di JFK». Ripropone l'inchiesta segreta dei Kennedy con una dettagliata introduzione e un'intervista inedita a uno dei protagonisti della vicenda, William Turner, l'investigatore che lavorò con Jim Garrison, il giudice immortalato da Oliver Stone in «JFK». Secondo il suo autore, Kennedy fu fatto fuori da un Comitato costituito da esponenti dei grandi monopoli industriali, essenzialmente miliardari petroliferi texani che controllavano polizie, quadri militari e servizi segreti. Niente di nuovo, se non fosse che Hepburn nel 1968, alla vigilia dell'assassinio di Robert Kennedy, fa nomi e cognomi. Indica in Haroldson Lafayette Hunt e Edwin Walker i massimi dirigenti del Comitato che ha pensato e portato a termine l'operazione dell'uccisione di JFK e rivela pure che Edgar Hoover, capo dell'Bfi, era al corrente del complotto, così come lo stesso vicepresidente, Lyndon Johnson. Quasi tutti i membri attivi del Comitato provenivano dal Texas o dalla Louisiana: alcune compagnie che figuravano nei libri paga del Pentagono non gradivano il controllo civile sulla Difesa inaugurato da Kennedy insieme al suo ministro Robert McNamara, e proprio nei loro uffici maturò, insieme ai vertici militari, l'idea di cambiare drasticamente registro. Inoltre le tre principali organizzazioni paramilitari vedevano in JFK un braccio dell'Unione Sovietica che si stava impossessando degli Usa e non gradivano il suo tentativo di scongelare la guerra fredda con la diplomazia. Uno sconvolgente dossier che svela la convergenza di interessi politici ed economici dietro l'assassinio del presidente degli Stati Uniti. L'inchiesta mette anche il naso nel mondo dei petrolieri, spiegando che l'era Kennedy avrebbe dato un taglio al sistema di detrazioni fiscali per il petrolio: nel 1962 il Kennedy Act eliminò per le società americane che operavano all'estero la distinzione tra i profitti rimpatriati e quelli reinvestiti fuori dal territorio nazionale. Haroldson Lafayette Hunt, l'uomo del Texas, il più grande propagandista americano d'estrema destra, definì un «delitto» quella politica. Senza dimenticare che Kennedy e suo fratello Robert preparavano un'offensiva dello Stato contro la criminalità organizzata. Per quanto riguarda Lee Harvey Oswald, secondo il nostro Hepburn, non fu che una comparsa: non sfuggirono all'autore tutti i particolari della vita di questo «buon soldato» al servizio della Cia, prima come agente in missione a Mosca, poi come infiltrato nei gruppi di sinistra, poi come prescelto per l'operazione di Dallas, città dove arrivò il 2 ottobre 1963. Racconta «Farewell America» che probabilmente a Oswald «fu detto che era stato selezionato per partecipare a una nuova azione anticomunista insieme a Ferrie e a parecchi altri agenti». Forse Lee Oswald neanche sapeva che Kennedy quel giorno doveva morire. Chi certamente sapeva era Howard Hunt, agente operativo della Cia, che in punto di morte confessò al figlio di aver preso parte alla cospirazione per ammazzare il presidente e fece anche i nomi degli altri partecipanti. Naturalmente, aveva sempre negato nella sua vita di avere responsabilità o di sapere. Almeno prima di «Farewell America».