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di Stefania Monaco Il proibizionismo fu padre dei cocktail.

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Ilprimo libro sull'argomento, scritto dal «professor» Jerry Thomas e pubblicato negli Stati Uniti nel lontano 1860, si intitolava The Bon Vivant's Guide, or How to Mix Drinks. Nei bar clandestini detti speakeasy, ambientati in retrobottega o nei magazzini dei ristoranti si ascoltava swing e si bevevano drink preparati con liquori fatti in casa, spesso nelle vasche da bagno. Se avete voglia di rivivere un atmosfera del genere il posto giusto (lo dice anche il nome) è «The Jerry Thomas Speakeasy» a Roma; allo spioncino qualcuno vi chiederà la parola d'ordine e se siete abili riuscirete ad entrare in un club dove è possibile anche studiare l'argomento tramite seminari, incontri e barman internazionali. Giovane e carino il bartending Emanuele Broccatelli del Caffè Propaganda dove oltre che mangiare e ascoltare le selezioni dei grandi deejay si bevono cocktail al lungo bancone. A Roma ci sono dei personaggi «storici» per quanto riguarda la materia. Il barman Pino Mondello per esempio; la sua nave (in stabile assetto), naviga a destra e a sinistra del Tevere E in questo momento è ancorata al Caffè Settembrini. «Prima l'aperitivo – racconta – era un momento d'incontro per farsi vedere; a Firenze negli anni '30 gli snob ed i nobili raffinati ordinavano Negroni. Si ordinavano nei grandi alberghi con grandi personaggi ora è un avvenimento di massa Cominciato a Milano con Campari agli inizi del secolo scorso fino agli anni ottanta. Un Cocktail di stagione che mi piace è il Manhattan poco richiesto di media alcolicità (rye whisky, vermuth rosso, angostura e ciliegina rossa). Oppure un cocktail tutto romano chiamato "Il Cardinale" nato all'Excelsior di Roma (bitter campari, gin, vermuth dry miscelato e servito in coppa Martini)». Altro luogo romano d'eccellenza in materia è il Bar Stravinsky del De Russie grazie alla bravura e alla simpatia di Massimo D'Addezio. «In questa stagione proponiamo l'italianissimo "Fantasma di Cammillo" (il conte che inventò il Negroni ma "sbiancato" sostituendo al bitter Campari il Biancosarti, al posto del vermuth rosso il vermuth bianco assenziato di Martelletti, il gin di Vallombrosa). Oppure un Bloody Mary in barattolo sottovuoto con pomodoro fatto da noi servito con il distillato a scelta del cliente (vodka tequila, o gin)». Un giro nella Milano «da bere» non può non prevedere una sosta ai bar del Caffè Trussardi o a quello dell'Hotel Bulgari. Se invece avete voglia di nuovo l'indirizzo è Caffè Barcellona a Crema dove Marco Pistone inventa e propone continuamente cocktail. Anche mangia e bevi.

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