La fortuna delle star nasce sulle copertine di Andy Warhol
Dai Rolling Stones ai Velvet Underground In un libro i disegni che hanno fatto storia
Eancora Aretha Franklin, John Lennon e Count Basie, fino alle più sorprendenti collaborazioni con Loredana Bertè e Miguel Bosè. Andy Warhol non è stato solo l'inventore della pop art ma anche il guru di gran parte della scena rock a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. La sua factory era punto di riferimento per una serie di personaggi già noti o che inseguivano la celebrità grazie all'amicizia con l'artista/maitre à penser. Passo dopo passo, il rock ha accompagnato la crescita di Warhol. Dal 1949 quando giunse a New York e ottenne il suo primo incarico come illustratore per la Columbia Records che gli affidò la grafica di un lp intitolato «A program of a Mexican Music». Ma era solo l'alba del suo rapporto col music business che proseguì per tutta la vita, fino al 1987, quando cominciò a realizzare la copertina dell'lp «Mtv High Priority», lasciando lo schizzo incompiuto a causa della morte improvvisa. Nel mezzo sessanta copertine, immagini divenute vere e proprie icone musicali. Ad illustrarci la sua produzione è Bianca Martinelli in «Andy Warhol Music Show», edito da Castelvecchi. Nell'immaginario collettivo la copertina più celebre è quella che creò nel '67 per l'album d'esordio dei Velvet Underground, intitolato semplicemente «The Velvet Underground and Nico». La sua banana sbucciabile entrò di diritto nella storia della pop art. A tal punto che quel disco viene ancora oggi indicato semplicemente come «banana album». Se è possibile, l'energia del giovane Lou Reed viene almeno in parte scavalcata dal carisma artistico dell'artista-produttore. E che dire degli artwork dedicati ai Rolling Stones? Il jeans in primo piano dotato di una vera lampo (che tirata giù mostrava un paio di slip) per la cover di «Sticky Fingers» del '71 e la copertina di «Love You Live» del '77, basata su una sessione di 24 Polaroid in cui gli Stones cercano di divorarsi a vicenda. Nel libro della Martinelli anche la mela rossa trafitta da una freccia, usata nel 1953 per la cover del disco dell'Ouverture del Guglielmo Tell, musicata da Gioacchino Rossini e diretta da Arturo Toscanini. O le copertine dei dischi di Count Basie o dei Notturni di Chopin suonati dal pianista polacco Jan Smeterlin. Il pop non è un'opinione. Così si spiega la stretta collaborazione con i Beatles che ha portato i suoi frutti con la copertina di «Hard Day's Night», il loro terzo album. Anche se il concept non apparteneva a Warhol, i fotogrammi ripetuti dei Fab Four erano stati estrapolati dai rulli di Screen Tests fatti da Warhol ai tempi della Silver Factory. Fino alle immagini meno note create negli anni Ottanta per Loredana Bertè e Miguel Bosè. È così che le rockstar diventano icone senza tempo.