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Giletti: «Vinco perché cerco sempre la seconda verità»

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IeriL'Arena, pezzo forte di Domenica in, ha toccato il record stagionale d'ascolti. Cinque milioni 737 mila spettatori, share 28,07 nella prima parte, con replay non troppo minore nelle altre due. Trecentomila persone in più della settimana precedente, che aveva inanellato l'annuncio in diretta dei contendenti di Sanremo e lo scoop sulla partecipazione di Steve Wonder. Giletti, la maturità le giova. Vince con l'audience, aumenta la grinta, graffia. Lo ha fatto anche all'esordio di Ballando con le stelle, quando ha parlato dell'intelligenza dei calciatori. Beh, anche lì ho voluto portare la verve. Se sei finto, la gente lo sente subito. La mia provocazione ha innescato una reazione a catena: la frecciata di Gianni Rivera a Baila! programma Mediaset e la replica piccata di Stefano Campagna, il giornalista Rai in gara. Ma insomma, io volevo solo dire che intelligenza non equivale a cultura e che appartiene a chi ce l'ha. Però non neghi che la verve, come la chiama, è direttamente proporzionale alla sua età. Non appartengo al mondo fatto di ipocrisie e di inchini, per evocare quello nefasto all'isola del Giglio. Ho cominciato in casa, quando per un anno e mezzo ho lavorato nell'azienda di famiglia, la Giletti Spa Filati, che produce cotone e che mio padre, 86 anni, guida ancora con mano sicura. Me ne andai perché gli rivelavo la verità su come agivano i suoi più stretti collaboratori. Dirla tutta, con educazione, non tradisce mai. L'ho fatto anche dalla mia amica Milly Carlucci. E badate, non amo fare l'ospite, specie il sabato sera, quando sono concentrato su L'Arena. Già, com'è il dietro le quinte? Scavo e scavo, fino all'ultimo momento. Così si raccontano cose che altri tralasciano. Ieri, sul naufragio Costa del quale si parla da una settimana, ha scovato novità. Mi sono preso la soddisfazione di mostrare la reale manovra effettuata da Schettino, dopo giorni e giorni di grafica tv sbagliata. La dritta ce l'ha data un sito olandese, QPS, che rielabora la traiettoria delle navi. È una bufala che la Concordia fece una manovra per avvicinarsi all'isola, dopo l'impatto con gli scogli. Ha invece buttato l'ancora e poi è stata portata dalla corrente. E abbiamo anche rivelato che due ore dopo il botto, alle 23,30, una piccola azienda di Savona ha ricevuto una chiamata dalla Costa che chiedeva di tappare una falla. Dunque, la cronaca dura e pura proposta ai telespettatori dopo il pranzo della domenica paga in termini d'ascolto. La mia esperienza mi dice di sì. Cominciai con L'Arena nel 2004, spazio di 25 minuti. A credere nel mio progetto fu Fabrizio Del Noce, che convinsi a rompere il tabù del programma domenicale soft, di nani e ballerine, per dirla con franchezza. Mauro Mazza si è poi reso conto che la cosa funziona. Sulle altre reti ho avuto contro tutti: Costanzo, De Filippi, Brachino, che quest'anno ha chiuso. Ora L'Arena dura due ore e mezza. Lascerebbe Mamma Rai? Mi piace stare a Viale Mazzini. Sono l'unico caso di programmista regista diventato conduttore. Conosco tutti. L'Arena ha costo zero, funziona da anni ed è un marchio Rai, mica come tanti altri programmi venduti per esempio ad Endemol, che poi li ha rivenduti alla Rai. Mi galvanizzano le sfide, come fossi un ammutinato del Bounty. L'Arena è quella che dura da più tempo. È cresciuta anche grazie agli scontri intellettuali con l'autore che mi affianca da sempre, Fabio Buttarelli. Giovanni Minoli è stato il suo primo maestro. Che cosa le ha insegnato? Che c'è sempre una doppia verità. Che la notizia non si aspetta. Si va a cercarla. Per strada.

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