Kodak colpita al cuore dall'era digitale
Eastman,che diede all'azienda il nome Kodak perché quello era il rumore che faceva la sua macchinetta fotografica, aveva un obiettivo ambizioso: trasformare un'attività professionale complessa e, ai tempi, considerata fantascientifica, in un hobby alla portata di tutti. Eastman vinse la sfida: per oltre un secolo la «sua» Kodak è stata il simbolo stesso della fotografia «popular and cheap». Fino a ieri. Ora la società statunitense che ha scritto la storia della fotografia e ha innovato un decennio dopo l'altro il settore delle pellicole fotografiche, ha fatto richiesta di amministrazione controllata. Insomma gli affari vanno male, anzi, malissimo e l'azienda è in crisi nera. Non è solo una società multinazionale ad essere in crisi, ma un'intera epoca. È l'era digitale che colpisce al cuore l'epoca gloriosa della pellicola. Il colosso americano non ha retto alla concorrenza delle nuove tecnologie, della fotografia digitale, di Internet. In una parola: non è stata in grado di rinnovarsi, nonostante una serie di tentativi per rimanere sulla cresta dell'onda, sempre rimanendo fedele alla filosofia del «popular and cheap». E ha anche pagato delle scelte decisamente non vincenti. Si è per esempio rivelato troppo costosa la trasformazione in società specializzata nella vendita di stampanti, mentre non ha aiutato l'aver ceduto 1.100 brevetti, decisione presa nell'agosto scorso. La reazione del titolo dell'ex blue chip (quotata sul Dow Jones dal 1930 al 2004) è stata drammatica: nelle prime battute di scambi a Wall Street, Kodak è arrivata in pochissimo tempo a cedere più del 20% e da lì in poi la corsa al ribasso è stata inarrestabile. Il marchio Kodak comunque non sembra destinato a dover scomparire, nell'immediato la società sarebbe riuscita a ottenere finanziamenti per 950 milioni di dollari, necessari per coprire i costi dell'amministrazione controllata. Come responsabile della ristrutturazione è già stato nominato il manager Dominic Di Napoli, vicepresidente di Fti Consulting, il che dovrebbe, in qualche modo, tenere l'azienda a galla. L'amministrazione controllata è comunque un colpo al cuore per la multinazionale e per l'amministratore delegato Antonio Perez, il cui passato al vertice della divisione stampanti di Hewlett-Packard era sembrato sufficiente per guidare il «salto» della Kodak nell'era digitale. Ma qualcosa non è andato per il verso giusto: da quando ha assunto l'incarico, nel 2005, la società ha bruciato capitalizzazione di mercato per 7 miliardi di dollari. Insomma la Kodak, ufficialmente fondata nel 1888, ma Eastman lavorava da anni ai suoi prodotti, naviga, dopo più di un secolo di affari, in acque burrascose. La maggiore incertezza ora è relativa al futuro dei 19.000 dipendenti dell'azienda, ma tremano anche gli ex dipendenti in pensione: nell'ambito dell'amministrazione controllata la società potrebbe cercare di sottrarsi ai propri obblighi nel pagamento di pensioni e assicurazioni sanitarie, anche se i vertici dell'azienda hanno fatto sapere che le attività non saranno interrotte. Uno scenario nuovo e buio per un'azienda che per 120 e più anni ha incassato successi su successi. In lotta tra la vita e la morte intanto il marchio fondato da George Eastman sarà estromesso per la prima volta dalle quotazioni di Wall Street: dopo una raffica di sospensioni per eccesso di ribasso, le sue azioni non verranno più scambiate alla borsa di New York perché, hanno spiegato dal New York stock exchange, l'azienda «non è più idonea a far parte del mercato». Addio sogni di gloria. Un destino triste per chi, nel 1888, sfidò il mercato e la storia per rendere la fotografia più semplice, utile e piacevole. Negli anni Settanta la Kodak iniziò la produzione delle pellicole auto-sviluppanti denominate Kodak Instant che, a differenza di quelle Polaroid, erano rettangolari. Negli ultimi anni infine il gruppo si era concentrato nei settori della fotografia digitale, della diagnostica per immagini e dei prodotti per la stampa, ma senza grandi risultati. Eastman è stato un pioniere della fotografia. Se se questa scienza-arte è diventata un passatempo diffuso, gran parte del merito va attribuito a lui. Nel 1892 la Kodak produsse apparecchi fotografici pieghevoli ed apparecchi cinematografici su larga scala e a prezzi popolari. L'obiettivo primario di Eastman e dei suoi successori non fu mai quello di produrre utili, ma di «creare» qualcosa che gli altri non avevano mai realizzato. E finché si è mantenuta questa filosofia l'azienda è stata in prima linea. Poi, nella fantasia dei consumatori il nome Kodak è stato sorpassato da altre marche. L'inizio della crisi.